Yacht 2020
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44Alloy (Sanlorenzo) disegnato da Zuccon International Project

Bernardo Zuccon – designer, surfista e istruttore di kickboxing – dice d’aver progettato il Sanlorenzo 44Alloy con in mente certi principi dell’architettura civile. «Per noi, il tema del vivere uno spazio – sia residenziale sia lavorativo – viene prima di quello dello stile: non a caso, disegniamo gli uffici dell’ESA, l’Agenzia spaziale europea», spiega l’architetto trentasettenne, con la sorella Martina (39 anni) a capo dello studio romano Zuccon International Project. Per 44Alloy hanno pensato al progettista austriaco Adolf Loos e alla sua teoria del Raumplan, che definisce la possibilità d’introdurre differenziazioni funzionali in un ambiente attraverso il semplice sfalsamento dei piani: «Un principio che sulle barche grandi, che cambiano all’esterno ma all’interno purtroppo mai, non viene applicato», lamenta Zuccon, «qui invece c’è una cabina armatoriale che sembra un loft di Manhattan, con tre livelli di altezze che modificano, ciascuno, la relazione col mare». Realizzato in alluminio, materiale che permette di lavorare il metallo in modo quasi manuale, 44Alloy è uno degli ultimi yacht consegnati da Zuccon a Sanlorenzo. L’altro è SX 112, anch’esso concepito col mantra della “tipologia abitativa” in mente: «Abbiamo preso in prestito l’idea dai SUV automobilistici e posizionato la stazione di pilotaggio sul flying deck. Questo ci ha permesso di ricavare grandi volumi che mia sorella Martina ha distribuito con maestria: nel gestire gli spazi di uno scafo, a mio avviso, ha un vero talento».

 

Benetti B.Now50

B.Now 50 (Benetti) disegnato da studio RWD e Roberto Baciocchi

Sopra i 50 metri, le barche spesso cessano di osare. Soprattutto negli interni, dove s’insegue un’opulenza orizzontale, un recondito piacere a tutti quanti. «Influisce il tema generazionale – l’età media più alta di chi se li può permettere –, o forse la necessità di una più agile rivendita. Resta il fatto che si rischia poco. Noi, invece, avevamo voglia di cambiare i giochi», dice Giovanna Vitelli, proprietaria e vice presidente di Azimut Benetti Group. Per dar schicchera ai palati più conservatori è nato B.Now 50M, yacht dislocante che si staglia all’orizzonte con le linee dello studio inglese RWD, ma si raccoglie all’interno grazie alle atmosfere immaginate da Roberto Baciocchi, che da quattro decenni disegna i negozi e il corporate feeling del gruppo Prada. «Una barca è un’altra cosa, è uno spazio fisico che si muove in un contesto che cambia senza sosta», dice l’architetto, che ha immaginato la sua edizione limitata come una «sala dei riflessi» in cui mare e sole rimbalzano sul bronzo, sulle sete avorio, sulle pelli e sul palissandro che evoca rami schiariti portati a riva dalla marea. Le anime sono sospese. Il corpo, sazio, può sprofondare nei sofà: «Vi ho immaginati come intenti a navigare in un sogno», sussurra Baciocchi, «là dove il tempo è sospeso e l’unica cosa che conta è il vostro benessere».

 

C123 (Codecasa)

Ogni yacht Codecasa è la materializzazione di un desiderio ardente: c’è un navigante che strofina la bottiglia e un cantiere viareggino con duecento anni di storia pronto a dire «Sì» a ogni versione galleggiante della bellezza. Per il nuovo C123 non s’è fatta deroga: un imprenditore chiedeva linee essenziali, spazi luminosi, tappezzerie azzurre, parquet posato a spina italiana, moquette color neve e una suite armatoriale a tutto baglio con marmi di Lasa e inserti in sodalite blu. Dall’altra, si è pensato solo a costruire nei tempi concordati, a montare i motori Caterpillar che garantiscono oltre 5mila miglia di autonomia a 12 nodi di crociera. Prendendosi carico di ogni personalizzazione richiesta dall’architetto nominato dall’armatore in concerto con l’ufficio stile Codecasa. «Cerchiamo di venire incontro a ogni esigenza, purché fattibile e di buon gusto», puntualizza il titolare Fulvio Codecasa in una rara intervista strappata alla sua riservatezza, «ci contatta solo chi sa bene che yacht bizzarri non ne facciamo, ma solo barche dove minimalismo è sinonimo di freschezza e possibilità di godere dei materiali pregiati, e classicità significa stile intramontabile». In un processo «made in family» dove Codecasa supervisiona ogni passaggio: «Con le mie figlie e i miei generi facciamo partecipe l’armatore della realizzazione del sogno, mentre io amo seguire ogni step per assicurarmi che tutto proceda bene. Sono barche che portano il nome di famiglia. Le curiamo come fossero nostre».

 

Sanlorenzo 64Steel Attila beach area ©Guillaume Plisson

64 Steel Attila (Sanlorenzo) progettato da Francesco Paszkowski Design e Margherita Casprini

«Ci sono barche così grandi che gli ospiti, per comunicare, devono telefonarsi da un ponte all’altro», dice Antonio Santella, vice president Superyacht, NPD & Sales director di Sanlorenzo, presentando il nuovo 64 Steel Attila. Milleseicento tonnellate di pensiero abitabile decorato da Francesco Paszkowski e Margherita Casprini, sessantaquattro metri dove beach club, frescoveranda e piscina sono collegati da una scalinata doppia, per un saliscendi di sorrisi e intenzioni per tenere gli ospiti in una continuità d’energia e sguardi. E certo, poi c’è la vastità dei cinque ponti, di cui uno destinato esclusivamente all’armatore: «Sono barche da godere con i propri cari, ma inevitabilmente anche con conoscenti di lavoro: è giusto che il padrone di casa abbia uno spazio totale di privacy». Mai la costruttrice d’Ameglia si era spinta sino a queste gigantografie, aggiungendo man mano metratura per accompagnare una clientela consolidata che a ogni cambio di barca chiedeva qualcosa in più: «In futuro potremmo spingerci fino ai 72 metri: superarli, a costo di scontentare qualcuno, non sarebbe nella nostra cultura». Realizzato per un industriale argentino, 64 Steel regala anche tanti giocattoli: sauna, hammam, sala massaggi, palestra a filo d’acqua, eliporto touch and go. Oltre a un immenso barbecue, a fuoco aperto, per l’asado dell’armatore: una lampara di lusso e piacere, tutta made in Italy, in mezzo al mare.

 

Columbus 40 Sport Hybrid Hydro Tec

Columbus 40 Sport Hybrid e Columbus 120m Classic (Hydro Tec)

Da venticinque anni, Hydro Tec progetta yacht dalle campagne di Ovada, una terrazza di funghi, tartufi e cinghiali nel retrobottega del Mar ligure. L’ha fondata Sergio Cutolo, ingegnere napoletano che di barche sa tutto, dall’idrodinamica alla motorizzazione, dalle misure delle bitte alla durata in tempesta. Colui che ha riportato nelle brame degli armatori la voglia di explorer, le carene fatte per doppiare le calotte atlantiche: «Ricordo l’avventuriero Stefano Carletti», dice Cutolo, che sta scrivendo un suo libro di memorie, «mi spiegò che barca volesse, e quando gli dissi che forse era il caso di trovare un designer, mi rispose così: non scherziamo, la barca, più è brutta, meglio è». Ovviamente, gli scafi Hydro Tec sono smaglianti, oltre che tecnologicamente avanzati. Ma l’aneddoto serve a dire che la sostanza, per Cutolo, viene prima di tutto. Saranno stati gli anni a Messina a costruire aliscafi in lega leggera. O quelli da direttore tecnico di Baglietto, fino alla scelta di mettersi in proprio nel 1995. Con una clientela di navigatori che risalgono il Pacifico, fanno avanti indietro tra America e Europa. E, dice Cutolo, «vogliono a bordo tanti giocattolini: un cliente tedesco mi ha appena mandato un appunto: oltre al tender di dieci metri, desidera a bordo una barca a vela. In questo modo, lo yacht diventa una “nave-madre” intorno alla quale si muove un mondo intero». Tra le ultime creazioni: il Columbus 40 Sport Hybrid, con motori elettrici in grado di navigare a 8 nodi, tutta la notte, nel più assoluto silenzio: «Quando progetto non faccio compromessi», sottolinea Cutolo, «e anche questa ultrasofisticata, è pronta a cimentarsi coi flutti».

 

Cannes Yachting Festival

Parola d’ordine per l’edizione 2020, quella post- pandemia, è adattamento. «È il nostro motto ufficiale», conferma Sylvie Ernauld, show manager dello Yachting Festival di Cannes. «Con l’aiuto della Città di Cannes, Nice Côte d’Azur CCI, stand, pontili, shuttle e installazioni, abbiamo organizzato il festival in tempi record, adattando il format e l’offerta della manifestazione alle esigenze dei nostri espositori, oltre che alle norme di sicurezza che garantiscono distanziamento sociale e sanificazione degli ambienti». Divise tra il Vieux Port e Port Canto, 340 barche a motore e 80 vele dall’8 al 13 settembre supporteranno, in questa stagione imprevedibile, l’industria nautica internazionale, che ha sofferto e continua a soffrire le conseguenze non solo economiche del lockdown. Permettendo a tutti gli attori (cantieri, armatori, appassionati) di incontrarsi di persona davanti e dentro il mare per conoscere le novità di prodotto e di sviluppo. Per utilizzare un termine marinaro, questa del 2020 sarà un’edizione a vele ridotte. In attesa però di un vento portante. (testo di Elena Dallorso)

 

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