Antonio Marras Ph @Daniela Zedda

Le sue collezioni leggere, impalpabili, preziose e dal fascino senza tempo, sono capolavori artistici, consacrati all’alta moda. Le sue sfilate sono happening che restano impressi, arricchiscono, incuriosiscono, ammaliano. Cultura, poesia, radici, talento, passato e futuro si intrecciano da sempre nei lavori di Antonio Marras. Lo stilista sardo sa come emozionare le sue clienti, il suo pubblico. Non stupisce che quel suo “saper fare” della moda si sia spostato verso la quiete riflessiva della pittura e della ceramica. Proprio lì dove l’idea che fugace che sfila in passerella «diventa un prodotto statico, materico, tangibile».

«È tutta colpa di Maria Lai, artista amata, straordinaria Jana di Ulassai che si definiva un ragnetto perché produceva arte con lo stesso naturale istinto che il ragno ha nel creare la sua ragnatela. Musa, compagna di molteplici esperienze verso nuove tecniche intese a capire e ad assimilare l’eredità del passato e soprattutto ad appagare la grande passione per il Fare. Il Fare con le mani, mani che toccano, manipolano, accarezzano, trasformano, plasmano materia per ottenere altro». Nascono così le ceramiche di Antonio Marras. Su suggerimento dell’amica, l’artista Marina Lai. Da qualche anno lo stilista sardo si dedica anche alla produzione della ceramica.
Il viaggio creativo lo ha portato in Puglia, a Cutrufiano (Lecce) dai F.lli Colì, azienda storica del 1650, dove i mitici fratelli Giuseppe, magico tornitore, e Donato portano avanti con sapienza e passione la cultura della ceramica tramandata da generazione in generazione. Era inevitabile che Antonio trovasse subito «un nido, una caverna delle meraviglie, un luna park dove tutto è possibile, tutto è realizzabile».

È qui che crea pezzi unici e fantastici («sembrano uscito dalla Metamorfosi di Ovidio»). Terrecotte inconfondibili, talvolta non convenzionali, rigorosamente dipinte a mano.

Antonio Marras Ph @Daniela Zedda

Ci sono oggetti di uso comune come vasi, porta candele, lampade, mattonelle, totem, rosoni, soprammobili, ciotole, piattini dai dettagli che non ti aspetti.




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Non manca la tavola, apparecchiata con la serie “I fratelli Pois” realizzata con la tecnica della calcomania. I tre fratelli ti fanno compagnia nel momento più intimo, più conviviale, più intenso di tutta la giornata.

«La tavola, strumento di unione e condivisione è sacra. L’ospitalità ha origini lontane, si tratta di un concetto profondo e molto complesso, le cui radici affondano nei secoli, nei millenni, in tutta la cultura mediterranea e Antonio si fa portavoce di questo concetto».

 

 

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