Vorrei che fosse vero quell’incantesimo che andava di moda nei film degli anni’80 che prevedeva che ripetendo il nome di una persona per tre volte davanti allo specchio, questa apparisse. Facciamo un tentativo: Donatella, Donatella, Donatella. Non funziona. Questa donna cresciuta all’ombra del genio di Gianni, dopo il suo assassinio avvenuto nel 1997 ha dovuto gestire un impero: Versace. Nonostante la crisi economica e quella personale e malgrado le dipendenze, tutto è avvenuto nel migliore dei modi: un delirio di sontuose case storiciste con elementi greco-romani, oro, barocco, libri e un passato di storie e drammi. La vita di questa musa dell’industria della moda merita un ripasso delle sue case, di quelle che ha e di quelle che ha perso.
Dopo la morte di Gianni, suo occhio destro e pilastro della dinastia, l’eredità doveva essere condivisa e la casa atelier di via Gesù fu trasformata nella sede del marchio. Le collezioni, senza il sigillo di Gianni, non vendevano più come prima: ci fu una crisi, si prevedeva la bancarotta. Il 50% delle azioni andò in eredità alla nipote Allegra, figlia di Donatella, e al nipote la collezione d’arte; il resto fu diviso tra la bionda protagonista dell’articolo e il fratello Santo. E così iniziò lo smembramento dell’eredità. La prima casa di cui si sono sbarazzati è stata Villa Casa Casuarina, la villa di Miami dove ogni membro della famiglia aveva il proprio spazio e dove nessuno voleva tornare. Si tratta di una costruzione degli anni Trenta che Adlen Freeman costruì ispirandosi all’Alcazar de Colon di Santo Domingo e che Gianni acquistò quando andò a trovare Donatella mentre lei trascorreva lì qualche giorno di riposo, diciamo, lavorando sulla sua perenne abbronzatura. Tutto questo è accaduto nel 1992, cinque anni prima che si consumasse il dramma. A spingerlo a effettuare l’acquisto è stato, oltre allo splendore della casa, una statua di un’Afrodite inginocchiata al suo interno.
Gianni non si era limitato ad acquistare questa costruzione, ma aveva comprato anche il vicino Hotel Revere nonostante l’opposizione delle organizzazioni per la conservazione del patrimonio della città. Alla fine queste dovettero arrendersi, dal momento che la costruzione era degli anni ‘50 e non aveva alcun valore storico o architettonico. Il complesso risultante aveva dieci stanze, undici bagni, i suoi famosi giardini, la piscina, gli affreschi e tutto ciò che i Versace amano e che abbiamo visto riprodotto nella serie sull’Assassinio di Gianni Versace. Questa casa è stata ereditata da Allegra e venduta per 19 milioni di dollari, mentre i mobili, richiesti da Sotheby’s, hanno raggiunto i 28 milioni di dollari.
La proprietà successiva da vendere era la villa sul lago di Como, Villa Fontanelle, un edificio ottocentesco in pessime condizioni, che Gianni acquistò nel 1977 per riportarlo al suo originale stile neoclassico. Di questo Gianni arrivò a dire: «È la casa che mi appartiene veramente, che riflette l’immagine di tutto ciò che sono, nel bene e nel male». Fino ad allora, Madonna, Elton John o Lady D venivano in questa villa a trascorrere lunghe estati. Ma la mancanza di liquidità li ha costretti a liberarsene per 35 milioni di euro.
E ancora un’altra asta, perché Donatella voleva conservare l’eredità del fratello, nonostante la chiusura dei negozi, o l’abbandono della Haute Couture. Era tempo di vendere, riorganizzare e reinventare la Casa della medusa. La vendita è avvenuta proprio mentre i mobili erano esposti in casa, perché Donatella non voleva che la gente vedesse i 555 lotti smembrati e senza coerenza. L’offerta ha generato 7,5 milioni di euro di profitti.
«Ero pazza anche prima di assumere droghe». Non sapremo mai se questa frase tratta da un biopic sulla sua vita rilasciato da Lifetime fu davvero pronunciata o meno. Speriamo di si. Donatella entrò in un centro di riabilitazione per dare un calcio alle cattive abitudini e quando ne uscì era determinata a riportare in vita la casa. Dal 2013 le cose hanno cominciato a migliorare e una Donatella molto abbronzata, molto magra e con i lustrini celebrava la ripresa dell’impero. Il frutto di quel periodo è la sua casa in via Gesù, accanto al suo atelier. E con la fortuna e il denaro dalla sua parte, la più piccola della dinastia aprì le porte della sua casa. Non siamo rimasti affatto delusi.
Una cosa che ci è rimasta impressa è stata riuscire a vedere Donatella nel suo appartamento milanese: cosa potevamo dire della sua enorme libreria piena di libri di fotografia? Lasceremo che siano gli altri a farlo, non noi. Il resto degli spazi sono un delirio di modanature sontuose, mobili rosa damascati, oggetti d’antiquariato, artigianato, Roma e la Grecia più unite che mai, un po’ di fluo e soprattutto tanta coerenza. E un armadio monomarca, perché? Perché fondamentalmente disegna quello che la rende felice e perché possiamo intuire che riceva i suoi vestiti gratuitamente.
A volte Donatella diventa nostalgica, chi non lo è? E si ricorda di quei tempi familiari sul lago di Como. Quello che sto per dirvi è una drammatizzazione a beneficio dell’articolo (proprio come si fa nei film). Così in uno di quei momenti nostalgici la immaginiamo prendere il cellulare, andare sul suo conto in banca e guardare il suo estratto conto per vedere se potesse permettersi di comprare una villa lì (secondo celebitynetworth ha 400 milioni di dollari). Quando ha visto la quantità di zeri, Donatella (ripetiamo, che si tratta di una finzione) ha dato un colpetto con i piedi e ha detto «La prendo». E così arriviamo alla sua ultima acquisizione immobiliare. Villa Mondadori, per la quale ha pagato 5 milioni di euro, si chiama in realtà La Verbanella ed è stata acquistata dalla famiglia dell’editore letterario nei primi anni Venti.
La casa è una costruzione di 1.400 metri e dispone di 30 camere da letto. E tra le sue più grandi attrazioni c’è il camino che è di per sé un ricordo vivente del ventesimo secolo, dato che tutti i personaggi famosi che lo hanno visitato hanno firmato sul suo camino, come Walt Disney, George Simenon, Thomas Mann o Ernest Hemingway. Insomma, Donatella è da ammirare. Questo è tutto. È un’icona, una sopravvissuta, una donna che si è fatta da sola, da qualunque parte la si guardi. Inoltre, Lady Gaga le ha dedicato una canzone con il suo nome che diceva: «Sono favolosa. Guardate: sono bionda, sono magra, sono ricca e sono un po’ stronza». Bruno Mars fa lo stesso con il suo «Versace on the floor» ma anche Migos, Tyga o anche lei stessa, rimasterizzata dalla Maison Chaplin da una delle sue grandi frasi, che di per sé è una frase da AD: «La mia casa, le mie regole, i miei piaceri».
Articolo originale pubblicato su AD Spagna
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