La Muralla Roja di Ricardo Bofill
La Muralla Roja di Ricardo Bofill
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La Muralla Roja di Ricardo Bofill
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La Muralla Roja di Ricardo Bofill
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La Muralla Roja di Ricardo Bofill
La Muralla Roja di Ricardo Bofill
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La Muralla Roja di Ricardo Bofill

Chissà se a 23 anni, quando aprì il suo studio di architettura (era il 1963) immaginava di arrivare fin qui. Ricardo Bofill è a tutti gli effetti un’archistar, eppure ha sempre odiato far parte di una categoria.
E poco importa se è uno dei padri dell’architettura postmoderna, se ha saputo lavorare con materiali e colori innovativi, trovando nuove applicazioni al classico linguaggio e realizzando opere visionarie che si ergono come monumenti perduti di una civiltà primitiva del futuro. Il genio catalano resta un paradosso, un personaggio atipico, quasi da film hollywoodiano. «Sono sempre stato un outsider», ha affermato. «Anche quando ero il nome più in voga del momento, non mi sono mai adattato alla cultura architettonica».

Dalla metà degli anni Sessanta in poi, Bofill ha costruito di tutto: spazi poetici, strutture surreali e visioni drammatiche che sono passate alla storia. Ancora oggi resta immutato il fascino di opere come Walden 7, lo Chateau di Kafka e La Muralla Roja. Quest’ultimo è un complesso di appartamenti postmoderno che si trova a Calpe, in Spagna, in cima a una scogliera che si affaccia sul Mar Mediterraneo, famoso per essere stato set di innumerevoli scatti di moda e di film cult (uno su tutti, The Hunger Games). Nel realizzare l’edificio, che fu completato nel 1973, Bofill ha fatto riferimento all’architettura delle casba nordafricane, progettandolo come una struttura simile a una fortezza con alte mura rosse che schermano una serie di cortili interni.

Ma perché La Muralla Roja continua a ipnotizzarci ancora oggi? La sua dirompenza, le sue scale magrittiane, i colori che virano dal rosa al rosso, fino all’azzurro del cielo e del mare, l’hanno resa un’icona senza età. Digitando l’hashtag #LaMurallaRoja sono ben 14.421 i post che compaiono su Instagram. All’epoca, Bofill aveva appena 35 anni.
Oggi in occasione del suo ottantesimo compleanno, il nome di Bofill è tornato alla ribalta dopo anni di anonimato. Eppure a lui importa ben poco. «La fama e i soldi hanno la stessa cosa in comune: quando li ottieni, non te ne importa più niente», ha detto.

Imperdibile la monografia edita da Gestalten: Ricardo Bofill, Visions of Architectureun libro che racconta la sua carriera seguendo i cambiamenti e gli sviluppi di un genio ribelle.

Tutti gli scatto di questo articolo sono del fotografo @ Neus Pastor/www.interiormallorca.com

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