Change festival
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In un mondo che corre a velocità esponenziale (pandemia da Covid-19 a parte), la frenesia dell’uomo contemporaneo di produrre benessere e novità costanti, corrisponde alla capacità del pianeta di sostenere il cambiamento? Il rischio che il delicato equilibrio si rompa è forse in agguato? L’ecosostenibilità passa sempre più spesso dall’innovazione e dal mix tra ambiente e architettura e Change. Architecture.Cities.Life, intende rappresentare l’ideale punto di incontro tra queste due realtà apparentemente in contrasto tra di loro eppure così interconnesse. Dopo il prologo estivo, la kermesse che è partita nei mesi scorsi in digitale a causa del lockdown, adesso entra nel vivo tra appuntamenti in presenza con archistar di fama internazionale, talk, brainstorming, mostre, installazioni, passeggiate urbane, workshop. A Roma, fino al prossimo 31 ottobre, sono tanti gli appuntamenti da segnare in agenda per la manifestazione nata dall’assegnazione del bando “Festival dell’Architettura” promossa dal MiBACT – Direzione Generale Creatività Contemporanea e ideata da Open City Roma, in collaborazione con Ordine Architetti Roma e MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo, oltre ad una fitta rete di partner, progettisti, attori economici e culturali.

Architettura ed ecosostenibilità: così lontane, così vicine

«Tutte le chiavi sono essenziali per prevenire il più possibile gli effetti dell’emergenza ambientale a cui stiamo andando incontro e che la pandemia, in una maniera globale e concentrata, in qualche modo, sta anticipando. – dice Davide Paterna, coordinatore di Change e direttore di Open House Roma – Parlando dell’architettura, in particolare, non tutti sanno che l’industria edile, in cui s’inserisce, concorre al 39% di tutte le emissioni globali di anidride carbonica nel mondo, al 36% sull’intero consumo energetico globale, al 50% delle estrazioni di materie prime e del consumo di un terzo dell’acqua potabile, senza contare lo stesso consumo di suolo che riduce la capacità dell’ambiente di bilanciare questi squilibri. Questi dati ci chiamano a reagire, fin da subito, portando il problema in un campo che fino ad ora restava ai margini del dibattito, soprattutto in Italia».

A proposito di Roma, con Visioni Romane i monumenti della Capitale si trasformano

Con un evento nell’evento, Change presenta anche la mostra LE INTOCCABILI/THE UNTOUCHABLES – VISIONI ROMANE a cura di TA.R.I-Architects. In questo caso la Roma “intoccabile” fatta di monumenti iconici, viene trasformata da 12 studi di architettura under 36 e diventa un’installazione molto particolare con immagini visionarie e spesso provocatorie dei suoi monumenti più noti (online sul sito https://www.changefestival.it/).

«Visioni Romane – Le intoccabili, richiama all’appello quel senso di utopia che una città come Roma dovrebbe sempre poter esprimere. 13 talentuosi studi internazionali di architettura chiamati a confrontarsi da T.A.RI. architects su 11 piazze storiche, icone di un passato che merita di essere riletto in chiave contemporanea. Quello che poi è il senso profondo di Change, un progetto che propone una visione contemporanea del nostro modo di abitare la Terra, in cui l’architettura può e deve ripartire da urgenze che riguardano e accomunano per la prima volta noi umani con tutti gli altri esseri viventi».

Ospiti internazionali e incontri a tema

Da importanti esponenti del mondo del progetto di fama internazionale (da Cino Zucchi a Francis Kéré), insieme a donne e uomini di mondi e discipline diversi, dalla scienza al data management (Barbara Gallavotti, Francesca Bria) fino alla politica in senso stretto (Elly Schlein), Change è un modo alternativo per sviluppare il confronto di idee, conoscenze e progetti che individuino le migliori pratiche per un nuovo approccio alla sostenibilità e all’innovazione urbana, culturale e ambientale.

«Roma è una città che dal punto di vista delle risposte possibili sul tema possiede una grande massa critica. Basti pensare, solo se consideriamo il settore architettura, alle due facoltà di architettura, al museo nazionale (MAXXI), all’Ordine degli Architetti più grande d’Europa e, aggiungerei, a un patrimonio di beni architettonici che continuamente ci ricorda il valore della buona progettazione. Ma se aggiungiamo a questi il settore della ricerca scientifica, che assume un ruolo importante nella declinazione di CHANGE, che a Roma vede la presenza ad esempio dei più importanti enti e agenzie di ricerca italiane quali il CNR, l’ENEA, l’ISPRA ma anche l’Agenzia Spaziale Italiana, e la sede della FAO-ONU, allora possiamo guardare a Roma come a un territorio potenzialmente leader di una proposta di nuova sostenibilità urbana».

Gli appuntamenti da non perdere

Change diventa, inoltre, un’occasione per ripensare alla concezione dei luoghi e delle città, condividendola con intellettuali, scienziati, documentaristi e creativi che si confronteranno nei diversi format proposti. Tra questi, vale la pena di ricordare che il 3 ottobre tocca a “Policies for a new pòlis” con Francesca Bria, presidente del Fondo Nazionale Innovazione e Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna.

Il 9 ottobre, sarà tempo de “L’architecture du monde”, con lo studio internazionale di architettura Lacaton&Vassal. Il 17 ottobre, “Con/Temporary public spaces”, ci sarà un dialogo tra gli studi europei Assemble, Basurama, Bellastock, Orizzontale, pionieri dell’approccio sperimentale alla progettazione dello spazio pubblico. Il 24 ottobre, l’ultimo dei cinque talk, “L’atmosfera vivente”, con Philippe Rahm, titolare dell’omonimo studio di progettazione francese attivo in tutto il mondo, ed il filosofo Emanuele Coccia.

Oltre ai talk, gli altri eventi diffusi sul territorio romano e on line fino al 31 ottobre, affronteranno in un’ottica transdisciplinare i temi della rigenerazione urbana e dell’innovazione sociale, della carbon neutrality e del risparmio energetico, dell’uso di sistemi e intelligenti e materiali sperimentali, della rinaturalizzazione degli spazi urbani e della mobilità sostenibile.

Un successo annunciato, nonostante il lockdown

«Alcuni dei format sono stati ripensati in una loro versione digitale con gli appuntamenti che resteranno disponibili sul portale changefestival.it ben oltre la fine di Change, trasformando un evento estemporaneo e fugace come un festival, in una piattaforma di media durata». – continua Paterna. Per quanto riguarda gli eventi in presenza, che conserveranno la loro centralità, una parte numerosa di questi, riuniti sotto il format Green up!, si stanno svolgendo e si svolgeranno nella prima parte del calendario, e riguarderanno mostre, workshop, passeggiate promosse da 15 tra associazioni, agenzie creative e studi di architettura. Un ventaglio di proposte che vanta come tema centrale il necessario cambio di rotta sull’ambiente:

«Siamo tutti un po’ extraterrestri di fronte alla complessità dei temi sui quali vedremo confrontarsi decine di ospiti. Come ad esempio le trasformazioni che le nostre città dovranno affrontare per adeguarsi sia all’accelerazione tecnologica che alla transizione ambientale. Solo se consideriamo la mobilità urbana, si tratta di valutare l’impatto combinato di tanti cambiamenti in atto, dall’elettrificazione dell’industria automobilistica, alla distribuzione che con l’e-commerce già sta sostituendo il commercio di prossimità, alle conseguenze dello smart working, alla maggiore offerta pubblica di mezzi di soft mobility, quali monopattini, bici elettriche. A partire dal 1° ottobre avremo 6 incontri on-line, denominati Brainstorming, che andranno a indagare la mobilità, l’urban greening, l’efficientamento sia energetico che abitativo del patrimonio immobiliare, l’impatto della creatività sui quartieri, la trasformazione dei luoghi dedicati al trattamento dei rifiuti urbani in risorse territoriali a impatto zero, e infine, argomento di sicuro interesse per il nostro extraterrestre, le aspettative sulla colonizzazione di altri pianeti, con le esperienze di astrofisici e progettisti».

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