«Fotografare per me significa vivere e trasmettere un’emozione», racconta Guido Taroni, fotografo. Che oggi apre le porte ad AD della sua casa-studio a Milano.

Come descriveresti lo stile della tua casa?
«Un luminoso ibrido tra studio e casa, un ex spazio industriale di cui mi sono innamorato ormai ben dieci anni fa. Queste mura racchiudono i ricordi dei miei primi passi nel mondo della fotografia. All’inizio era uno spazio asettico, bianco, perfetto come studio vero e proprio. A poco a poco quel bianco si è  riempito di colori: sono un elemento fondamentali nella mia vita!».

Quali sono i pezzi chiave?
«Mi piace far dialogare elementi di design contemporaneo con altri ricchi di storia. Amo circondarmi di oggetti che mi fanno ripensare a momenti e a persone importanti della mia vita. Ogni volta che li osservo, la mente viaggia scaldandomi il cuore, proprio come una carezza».

Qual è il tuo preferito in assoluto?
«Ho scattato spesso nella bellissima Villa Necchi Campiglio (Fondoambiente Italiano), nel cuore di Milano. Ogni volta rimanevo affascinato da un gatto di ceramica di Piero Fornasetti decorato con motivi floreali, in agguato sul bordo della vasca di uno dei meravigliosi bagni di marmo ideati da Piero Portaluppi. Finalmente, dopo tanti anni, ne ho trovato uno uguale ad un’asta. Eppure, vi confesso che ogni volta che torno a Villa Necchi, non posso fare a meno di salutare quel “vecchio amico”».

Come trascorri queste giornate di quarantena?
«Sto lavorando a due grandi progetti editoriali che per fortuna mi tengono molto impegnato con la post produzione. Non mancano momenti di ordinaria quotidianità e di svago: faccio ginnastica, cucino, condivido pensieri ed emozioni su Instagram. E poi, mi piace ascoltare la musica a tutto volume».

Che cosa fai per staccare la spina?
«Canto, ballo e mi alleno».

Che cos’è la casa per te?
«Una sicurezza in termini di affetti e protezione».

Il posto preferito del tuo loft?
«Essendo un grande open space, non c’è una stanza in particolare che amo più delle altre. Si tratta di spazi che, a rotazione, vivo a seconda delle fasi della mia giornata, seguendo il corso della luce».

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