Continua il tour nelle case dei creativi per scoprire dove e come vivono questi giorni di quarantena. Oggi entriamo nella casa milanese dell’architetto e interior designer Elisabetta Pincherle.

Come descriveresti lo stile della tua casa?
«Classica e senza tempo, con oggetti accumulati nel tempo che la rendono un “contenitore” molto speciale».

Quali sono i pezzi chiave?
«La libreria a filo disegnata da me, con sfondato verniciato color “Tanner Brown”; la cassettiera nera, un pezzo no-design recuperato in una fabbrica e da me “giapponesizzato” con lo smalto nero lucido; la litografia di Man Ray sulla cassettiera a sinistra e il poster di Tracey Emin sulla destra. Il quadro sopra dipinto da Elisabetta Pincherle spiaggia/cielo 2009; la fotografia di Paolo Novelli di una spiaggia con una corda in Africa; la seggiolina di Chiavari dei Fratelli Levaggi, è un loro regalo».

Ce n’è uno che preferisci su tutti?
«Il mio quadro della spiaggia/cielo».

Che cosa fai in casa in questi giorni di quarantena?
«Sono molto impegnata su progetti in corso, penso, faccio corsi online, lavori domestici mai fatti nella vita così come cucinare e giardinaggio: la giornata vola».

Smart working: hai un angolo dedicato?
«Sì: sotto la finestra ho posizionato un piccolo scrittoio con la sedia di Chiavari, è un angolo molto luminoso che affaccia sul verde. Spesso però vado in studio che è nello stesso edificio ma si accede da un’altra scala».

Che cosa fai per staccare la spina?
«Esco per fare la spesa e allargo di qualche metro il giro per godermi i dettagli architettonici della città vuota, di ogni bell’edificio, di ogni fregio. Di solito siamo soffocati dal traffico, dallo smog, dal rumore».

Che cos’è la casa per te?
«Il mio luogo. Insostituibile. Ho sempre voglia di tornarci. La casa però è fatta di persone e non di cose, ma se le cose sono tue e le ami, è più casa ancora».

La stanza che ti rilassa di più. 
«Sempre il living-room per la luce e l’outside/inside feeling che emana».

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