Le regole del bon ton per apparecchiare la tavola
Le regole del bon ton per apparecchiare la tavola
Le regole del bon ton per apparecchiare la tavola
Le regole del bon ton per apparecchiare la tavola
Le regole del bon ton per apparecchiare la tavola
Le regole del bon ton per apparecchiare la tavola
Le regole del bon ton per apparecchiare la tavola
Le regole del bon ton per apparecchiare la tavola

Questo incontro con Piero Gemelli è stato magico. Ha fatto nascere una nuova ricerca formale che è l’unione delle nostre due sensibilità. Piero ed io siamo agli antipodi, siamo il giorno e la notte. Abbiamo vissuto esperienze opposte, eppure questo aver guardato in direzioni diverse ci permette oggi di coprire più orizzonti.
Durante questa seconda fase di lockdown, impossibilitati a viaggiare, a fare ricerca, abbiamo cercato di evadere con la fantasia cercando di unire questa voglia di naufragare verso terre sconosciute ad un rito aggregativo quotidiano come quello del pranzo e della cena.

Abbiamo pensato, giorno dopo giorno con chi avremmo voluto condividere una colazione.
Abbiamo riportato un sogno fantastico nella nostra quotidianità , rendendo merito a ciò che amiamo e che fa parte del nostro patrimonio culturale. Oggetti appartenuti ad ognuno di noi, ricordi, oggi sono stata rivisti secondo nuovi parametri di lettura e di interrelazione.
Ecco il primo capitolo di questa avventura.

Un nuovo folle amore ed il silenzio della vita che scorre

PIERO GEMELLI CON MARIA VITTORIA BAVARELLI “A PRANZO CON L’ARTE”

Chi di noi non vorrebbe perdersi nelle calde e fosche tinte di un quadro fiammingo e sedersi ad una meravigliosa tavola imbandita?
Siamo così interessati al mondo olandese del 1600 perché siamo attratti da quell’epoca d’oro, così vera eppure così misteriosa. Sono stati anni in cui tutto è cambiato velocissimamente ed in maniera radicale. Nacque lo stato e divenne da subito la nazione delle nazioni, centro nevralgico della navigazione, dei commerci e della ricerca scientifica e tecnologica del mondo intero. La conseguenza più evidente è stato l’affermarsi progressivo della borghesia e di questa rivoluzione beneficiarono le arti decorative in tutte le più varie declinazioni.
La pittura, ma anche la ceramica e l’ossessione per i tessuti ed oggetti preziosi. Nacque un nuovo folle amore per i suppellettili e per tutto ciò che fosse in grado di rappresentare la vita quotidiana nella sua essenza più autentica.
Si impose l’idea che non servissero necessariamente storie mitologiche, epiche e religiose ma si conferì valore alle esistenze “vissute in sordina”, alle abitudini quotidiane, ai ritratti domestici ed agli interni intimi.
Autori come Rembrant, Vermeer e Pieter Claesz non cancellano le vecchie scuole manieristiche legate appunto alla storia ed alla religione, ma semplicemente le scavalcano inaugurando una fluidità dei generi, elemento che caratterizza la nostra contemporaneità. La bellezza, esattamente come oggi, non è più un sistema codificato di forme definito dalla tradizione ma è insita nelle cose.

Gli olandesi non inventarono la bellezza, ma la scoprirono. In un fiore appassito, nei segni della stiratura delle tovaglie, nella luce che penetra da una finestra e si insinua in sontuosi bicchieri di vetro soffiati a bocca o in una ciotola di peltro che è li proprio di fronte ai nostri occhi. Le nature morte non sono tanto diverse da quelle che oggi chiamiamo immagini fotografiche. Potremmo considerarle fotografie ante litteram; il silenzio della vita che scorre avvolge le cose, gli interni e le persone e la luce imprime questo frammento su una tela.

Sogniamo e fantastichiamo su ciò che vediamo, ma non possiamo mai risolvere l’enigma di ciò che davvero ci attrae e ci seduce, di quegli istanti fermati per sempre.
Non lo sapremo mai, ma come scriveva Wislawa Szymborska raccontando la Lattaia di Jan Vermeer. Finché quella donna del Rijksmuseum nel silenzio dipinto e in raccoglimento, giorno dopo giorno versa il latte dalla brocca nella scodella,

il mondo non merita la fine del mondo

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