La creatività di JJ Martin non si ferma mai. Parte dal giornalismo, poi passa alla moda, all’arte, all’homeware, si sposta sul beauty e sui viaggi. L’eclettismo e la fluidità sono nel Dna dell’estrosa americana innamorata dell’Italia. Così, oggi arriva la Transylvania Home Collection, ispirata alle stampe e ai motivi storici di questa regione della Romania.
La DoubleJ aveva iniziato a collaborare alla collezione prêt-à-porter Resort 2020 con il gallerista Miki von Bartha, un’aristocratico ungherese con sede a Basilea la cui famiglia affonda le sue radici nella Transilvania del XVII secolo. «Ci siamo conosciuti per caso in Engadina. Lui si è innamorato del mio cane e siamo diventati amici», racconta JJ. «Un anno e mezzo fa sono andata a trovarlo in galleria a Basilea, ed è accaduto qualcosa di magico. La folgorazione è stata una stanza piena zeppa di collezioni di ceramiche e di tessili provenienti dalla Transilvania del ’700 ’800 e ’900 che von Batha possiede. Era un posto magico, misterioso, affascinante, dove ho passato la notte. Ho fatto dei sogni incredibili, immaginato fantasie e grafiche. La mattina mi sono alzata entusiasta esclamando: “dobbiamo subito iniziare una collaborazione”». E così è stato. Prima la Resort, poi in un batter d’occhio l’ispirazione e i tessuti fashion diventano anche in una linea di piatti, tovaglie, tovaglioli e ciotole rossi, bianchi e blu.
È stato complicato fare una ricerca iconografica?
«La ricerca è stata molto difficile perché in Transilvania non esistono musei dove ripercorrere i materiali e le storie della loro bellissima Arts&Craft (oltre al fatto che il Covid ci ha impedito di andarci). Siamo riusciti a visitare l’Ungheria: abbiamo fatto una ricerca immersiva sulla cultura del posto e sono tornata con motivi, ricami e motivi decorativi dei Carpazi e ungheresi che hanno trovato la loro strada nel repertorio di LaDoubleJ. A Budapest siamo entrati nelle case di musicisti, abbiamo sfogliato vecchi album di famiglia trovati in antichi bauli, siamo entrati in posti incredibili e non ci siamo fatti di certo mancate uno spettacolo con balli tradizionali della Transilvani e costumi d’epoca originali».
Tu, americana, che lanci collezioni dal twist vintage lontanissime dalla tua cultura…
«La mia famiglia è completamente diversa da me. Da bambina ero ossessionata dalle cose vecchie, sembravo un alieno. Non ero una da surf e sole, mi sono sempre buttata nelle scatole piene di polvere, non so da cosa dipenda questa mia passione».
Qual è il legame di questa collaborazione con l’arte?
«Ho lavorato molto con Stefan, il figlio di von Bartha, che gestisce la galleria e ha capito subito che questa era un’ottima occasione per sperimentare qualcosa di nuova. Così, ha coinvolto l’artista Karim Noureldin, che ha creato un’opera d’arte su misura e il sottopiatto di questa collezione per la casa, realizzato sempre in collaborazione con lui. Avevamo in programma una bellissima cena a Basilea per presentare il progetto e per festeggiare i 50 anni della galleria, ma a causa del Covid è saltato tutto».
Come descriveresti le tue collezioni?
«Straitaliane, sono molto orgogliosa di produrre tutto in Italia. Sofisticate, ma anche allegre, perché la sofisticazione non può essere noiosa, ma è gioiosa. L’effetto vintage non è mai quello di una “nonna polverosa” ma di una “granny rockstar”. Non a caso il mio motto è “alza la tua vibrazione” energeticamente e divertiti».
Ti manca viaggiare?
«Tantissimo, è come respirare. Ma ti confesso che sto bene anche nella mia casa di Milano. Viaggiavo così tanto che adesso è quasi rilassante».
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