Riaperture Musei
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Riaperture Musei
Riaperture Musei
Riaperture musei: mini-guida
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Riaperture musei: mini-guida
Riaperture musei: mini-guida
Riaperture musei: mini-guida

Architetto, designer, fotografo, pilota acrobatico, maestro di sci: Carlo Mollino è uno degli interpreti più rappresentativi del XX secolo, sperimentatore instancabile e autentico storyteller della propria vicenda di uomo e di artista. Tra i suoi progetti architettonici più noti la Società Ippica Torinese (1936-1940), il Palazzo degli Affari (1964-1972) e il Teatro Regio di Torino (1965-1973). Come designer, Mollino concepisce fin dagli anni Trenta arredi in serie limitata, caratterizzati da un elevato livello di artigianalità e dall’uso di nuovi materiali.

Le sue mitiche dimore, da Casa Miller (1936-1942) a Villa Scalero (1956-1962) e Villa Zaira (dal 1962) sono veri e propri luoghi dell’anima dove ricostruire gli scenari più adatti alle sue fotografie, principalmente nudi femminili. Mollino definisce la fotografia un «falso documento, più o meno consciamente fabbricato e scelto con fini tendenziosi e personali, un documento colto in modo tale che dell’oggettività avrà solo l’apparenza».
Nel 1968 completa Villa Avondo in via Napione 2, a Torino, dove scatta solo poche Polaroid (fu tra i primi a sfruttarne le possibilità espressive), che ama definire «fantasie di un quotidiano impossibile». Si tratta di un luogo enigmatico, inviolabile, una «wunderhaus» traboccante di meraviglia. “Un’opera d’arte totale” in cui si fondono surrealismo e alchimiache diventerà, dopo la sua morte, il Museo Casa Mollino (è visitabile su appuntamento). Ancora oggi vi sono sono custoditi suoi mobili, sedie, poltrone, chaise-longue, sculture, fotografie e oggetti. 

La migliore spiegazione dell’opera d’arte è la sua silenziosa ostensione. Carlo Mollino

Brigitte Schindler, La vie ne serait-elle qu’un immense mensonge?, 2019, © The Artist.

Prendendo ispirazione dall’affascinante e misterioso immaginario che la popola, la Collezione Maramotti di Reggio Emilia ospita la mostra “Mollino/Insides” (fino al 16/05/2021), con opere pittoriche di Enoc Perez, fotografie di Brigitte Schindler e Carlo Mollino.

Ciò che invece so per certo è che su fragili fogli, tra un macero e l’altro della vita effimera della carta d’oggi, incontro fotografie, concreta poesia che mi traghetta nel dominio dell’ineffabile quanto una consacrata pittura o altra forma canonica, siano quelle “personali documenti” o fantasie di un quotidiano impossibile. Carlo Mollino

Polaroid di Carlo Mollino. Courtesy Museo Casa Mollino, Torino.

Perez, che nel settembre 2019 ha visitato la Casa Museo scattando alcune fotografie degli interni, ha realizzato per questa mostra una serie di dipinti di grande formato. L’artista portoricano (vive e lavora a New York) trasfigura gli spazi architettonici del Museo Casa Mollino e introduce nuovi livelli di lettura e interpretazione. I suoi interni dipinti arricchiscono il progetto a lungo termine che per anni l’ha impegnato nel ritratto pittorico di architetture moderniste. Per la prima volta raffigura stanze oniriche ed evocative, che restituiscono una totale empatia intellettuale con l’architetto piemontese.

Dice Enoc Perez: «Questi spazi emergono da una cultura in cui il surreale è onnipresente e l’alchimia è una disciplina; sono sapienti senza essere istituzionali. Secondo me Surrealismo e Modernismo coesistono in Casa Mollino nel nome dell’eternità. So che la pittura può offrire l’opportunità di tentare di capire ciò che non riesco a spiegare ma so identificare. Mentre continuo a dipingere Mollino, spero di riuscire a spiegare meglio ciò che so di vedere». 

La fotografa tedesca Brigitte Schindler, invece, si concentra sui dettagli, dati in apparenza meno significativi, e sulla loro capacità evocativa, enfatizzandone il ruolo di chiavi di accesso a una realtà visiva “altra”, gelosamente custodita. Ogni scatto riassume lo scenario implicito sotteso a un racconto, una narrazione per immagini che si rivela attraverso gli oggetti – specchi in particolare -, primo impalpabile indizio di un onirico slittamento percettivo. Spiega Schindler: «Ho percorso, giorno e notte, un intenso viaggio d’esplorazione tra le montagne di pixel che ho colto in Casa Mollino per trovare una selezione densa che rifletta le prospettive esistenti, ma che inviti anche a fantasticare – ognuno per sé e nel proprio modo – su un ritratto della Casa e del suo messaggio (inclusi i contenuti nascosti) a partire dalla mia prospettiva d’artista, certo, ma anche dalla mia prospettiva femminile».

Brigitte Schindler, Le passage du transatlantique. B. P. 2019, © The Artist.

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