Hotel Punta Tragara Capri
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«L’architettura è la costruzione di un rifugio»

Le Corbusier.

Sono gli anni ’20 quando Emilio Errico Vismara, ingegnere e moderno mecenate lombardo protagonista dello sviluppo turistico dell’isola di Capri, sceglie lo spettacolo grandioso di Punta Tragara per costruire la sua villa, a picco sul mare e con vista sui Faraglioni. A seguirlo nel progetto è un giovane talentuoso, un certo Charles-Edouard Jeanneret-Gris, meglio conosciuto con lo pseudonimo Le Corbusier, che considera l’architettura un rifugio dove «si mette al riparo il corpo, il cuore e il pensiero».
È dal lavoro a quattro mani tra il designer francese e il primo proprietario, che verrà concepita una delle strutture più iconiche e affascinanti dell’isola, che diventerà il nido accogliente di personaggi di enorme rilievo internazionale come Sir Winston Churchill e Dwight Eisenhower.
Un edificio che è «una specie di fioritura architettonica, un’emanazione della roccia, una filiazione dell’isola, un fenomeno vegetale, quasi un lichene architettonico cresciuto sul fianco di Capri», come testimoniano i primi bozzetti originali dell’epoca che sono stati conservati.




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A distanza di quasi un secolo la «stracasa» – così la chiamava l’ingegnere – luogo icona della Dolce Vita e di feste private rimaste nella storia – si arricchisce di nuove suggestioni. Nel 1968 viene acquistata dal Conte Goffredo Manfredi, che da buen retiro, lo trasforma nel 1973 in albergo, e, nel corso degli anni, dopo una  serie di ristrutturazioni, diventa l’esclusivo cinque stelle lusso attuale, di cui si occupa in prima persona il nipote del marchese (anche suo omonimo) Goffredo Manfredi. La famiglia ha una passione per le location panoramiche: è infatti proprietaria di Palazzo Manfredi a Roma, un altro albergo famoso per la vista sul Colosseo, e del ristorante Mammà, sempre a Capri, 1 stella Michelin capitanato dell’Executive Chef Salvatore La Ragione. Ultima new entry nelle strutture della Manfredi Fine Hotels Collection è Il Castiglione, storica dimora sulla punta più alta di Capri le cui fondamenta risalgono all’imperatore Tiberio, oggi disponibile per soggiorni esclusivi e special dinner per pochi ospiti.

La proprietà dell’Hotel Punta Tragara, insieme al Direttore Paolo Federico, ha riaperto lo scorso giugno mettendo a punto un accurato protocollo di accoglienza per la salvaguardia della salute sia degli ospiti che dei propri collaboratori. Affiliato ai più prestigiosi network internazionali come Small Luxury Hotels, Virtuoso, Fine Hotels & Resorts e Traveller Made, Punta Tragara è un’isola nell’isola, e collabora con i migliori interior designer per mantenere alto il valore dell’heritage che porta con sé.

Oggi si veste di contemporaneità grazie all’estro dell’architetto Giorgia Dennerlein che ha quasi “cucito su misura” i volumi di questa straordinaria opera architettonica seguendo il suggerimento del paesaggio e occupandosi del restyling di alcune camere e spazi comuni. Fondamentale è l’integrazione degli elementi strutturali preesistenti con soluzioni innovative che hanno sempre in mente lo skyline caprese e il continuo mutare dello scenario marino sotto la spinta dei venti.

Ogni locale è diverso dall’altro: in comune, la sensazione di relax, di essere giunti in un posto unico, dove ci si arriva soltanto a piedi dalla Piazzetta. Così chi arriva a Punta Tragara si sente in un posto magico. Tra le pareti, tra gli arazzi e i mosaici, aleggia la memoria dei fasti che furono. L’anima antica della villa sposa e confluisce nel contemporaneo attraverso un interior decisamente eclettico, dove oggetti di ceramica tradizionali e fantasie mediterranee convivono con iconici pezzi di design.

La hall trova ispirazione nel giardino di rose della Contessa Manfredi, figura di cui riecheggia ovunque il ricordo, il gusto e la regale ospitalità. Il trionfo di lampadari e punti luce d’antan, le poltrone Hoffman, il grande specchio, il carpet bianco e nero degli anni ’40 e il tappeto di mosaico “Bouquet di Rose Bisazza” ne sono la riprova. Sul fondo della galleria d’ingresso Bird, la scultura di ceramica smaltata in platino del designer spagnolo Hayon che, posizionata su un piedistallo rivestito di frammenti di specchi, vuole essere l’originale saluto all’ospite e la rappresentazione della gioiosità offerta ai viaggiatori che scelgono l’hotel.

I luoghi comuni intorno alle due piscine e al bar esterno, sono perfetti per un relax che rispetta la social distance. Al Gin Club & American Bar, diretto dal barman Daniele Chierico, la gin-experience è tra le migliori dell’isola. La proposta del menù gourmet del Ristorante Le Monzù firmato dall’Executive Chef Luigi Lionetti si distingue per l’utilizzo di materie prime selezionate e per alcune rivisitazioni dei must della tradizione campana, con insoliti accostamenti di ingredienti rigorosamente del territorio. Due i menù degustazione + l’opzione vegetariana e una scelta a la carte.

Non solo un rifugio magico su una punta di roccia, ma anche un luogo dove rigenerarsi. La GILI Wellness Area è un’oasi dove concedersi massaggi, rituali di benessere e bellezza, nel rispetto di un rigoroso protocollo sanitario. A fine trattamento, si passa all’hair boutique di Fabrizio Narducci, che con i prodotti di Shu Uemura vi regalerà la piega perfetta. Perché il rifugio perfetto passa anche dal wellness.

 

 

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