In riva al mare, accarezzate dalla brezza estiva, se non addirittura pied dans l’eau. Diverse per tipologia e stile, le case al mare si prestano alle più ardite invenzioni architettoniche. Incastonate in location da sogno, hanno sempre messo alla prova la creatività di famosi architetti: dal sobrio razionalismo di Casa Malaparte, buen retiro dello scrittore Curzio Malaparte sull’isola di Capri, all’edonismo mediterraneo della Muralla Roja, complesso di villeggiatura creato da Ricardo Bofill a Calpe in Spagna, all’ombra del Peñón de Ifach.
Come si è evoluta questa pratica architettonica? Quali le tendenze forti emerse negli ultimi anni? «Lo spazio oggi è il vero lusso, soprattutto se dilatabile, semplice e ben proporzionato», afferma Mark Bullivant, alla guida dello studio SAOTA. «Progettare spazi dinamici, scanditi da volumi scenografici dà vita a una tensione architettonica tangibile. Il design di ricerca pone l’accento su volumi fluidi e continui, che scorrono uno dentro l’altro senza nette distinzioni tra interno ed esterno». Non meno importante è l’attenzione ai linguaggi vernacolari, ai materiali naturali e all’heritage del territorio, elementi fondamentali per ridefinire un rapporto olistico con il paesaggio. «L’architettura diventa rappresentazione del genius loci; capace di esprimere l’atmosfera distintiva di un luogo», conclude Bullivant nell’introduzione di Beautiful Beach Houseus (images Publishing, 2020).
Abbiamo selezionato 5 progetti chiave:
DILIDO HOUSE
Progettata dallo studio di SAOTA, questa villa a Miami, Dilido Island, «è stata concepita come la poppa di un mega-yacht», spiega il progettista Mark Bullivant, «con terrazze e spazi multifunzionali». Tutti gli spazi abitativi si articolano in una sequenza semi-coperta di salottini esterni disposti lungo il profilo della baia, con vista mozzafiato sull’Oceano. Le aree esterne scorrono su un ampio ponte arredato con sedie a sdraio, area bar perfettamente funzionante, tavolo pop-up sull’acqua per aperitivi e cene all’aperto. Mentre la piscina della villa crea un raccordo visivo tra i diversi ambienti, cortili e giardini danno vita a piccole oasi di piante tropicali in dialogo con gli interni della casa.
CASA Z
Pietra calcarea, essenze di pregio, finestre a tutta altezza, travi a vista, colori naturali e bambù: questa casa in Messico firmata dallo studio Zozaya Arquitectos mixa con disinvoltura materiali locali declinati in chiave moderna. Fiore all’occhiello del progetto è la piscina a sfioro da cui si gode una spettacolare vista sull’Oceano. Risultato: una residenza che dà nuove energie al ricchissimo heritage del territorio, con un tocco di artigianalità, per godersi la natura e il panorama che c’è tutt’attorno. In sintonia con il mantra dello studio, ovvero «innovating the way we inhabit in nature».
VILLA AKOYA
Incastonata tra idilliache spiagge di sabbia bianca e profumati boschetti di cocco, questa casa in Costa Rica, opera di Studio Saxe è leggermente sollevata da terra per inquadrare dal soggiorno il litorale e le onde. Lo spazio è stato quindi suddiviso in quattro ambienti su un unico livello che creano ampi spazi interni/esterni in armonia con il paesaggio. Il progetto pone inoltre l’accento sulla sostenibilità grazie a strategie attive come i sistemi ad alta efficienza energetica per l’uso dell’acqua calda e la ventilazione degli ambienti. Il design è minimalista – essenziale – sferzato da materiali naturali e palette di colori neutri.
BEACH HOUSE
Con una vista mozzafiato sul mare, questa casa di vacanza a Cachagua, in Cile, è stata progettata da Schimdt Arcquitectos Asociados, puntando su netti volumi geometrici e spazi abitativi a pianta aperta. E su un La principale zona giorno esterna, chiamata The Beach, rappresenta il cuore del progetto. Su questa terrazza sabbiosa si affacciano il soggiorno, la sala da pranzo e la cucina. I proprietari, infatti, volevano dare forma a un’abitazione che rispecchiasse il lifestyle di una casa al mare.
ULUWATU
Per i surfisti è una destinazione di culto: Uluwatu, a Bali, è la cornice di questa villa progettata da SAOTA come un resort. Arroccata su una scogliera calcarea, imprime una svolta contemporanea ai linguaggi dell’architettura vernacolare, in sintonia con il paradiso naturale che la accoglie. Ulu, infatti, significa “fine della terra” e watu “roccia”, termini evocativi della bellezza aspra e selvaggia della penisola. Negli spazi abitativi sono protagonisti materiali come il legno e texture materiche (pietra locale); il layout del progetto alterna cortili, giardini e terrazze, con l’idea di annullare i confini tra paesaggio e architettura.
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