The State of the Art of Architecture Milano
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La più antica forma di condivisione è il dialogo. È un confronto che “attraversa” due o più persone, uno strumento per esprimere sentimenti diversi e discutere idee non necessariamente contrapposte. Perché sia possibile, il dialogo deve incernierarsi sul rispetto reciproco, ovvero sulla volontà di comprendere ciò che l’altro dice.

 

Poiché, come sosteneva il filosofo Norberto Bobbio, «Il compito della cultura è quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze», creare collegamenti tra persone e idee per sviluppare nuove forme di dialogo è diventato il compito primario delle istituzioni culturali. L’istituzione è tale quando permette agli artisti di sviluppare significato e consapevolezza: e mai come ora è fondamentale che possa condividere progetti e visioni. Strumenti di oggi, per comprendere il passato ed esaminare il domani.

Questa architettura intellettuale – e dunque astratta e immateriale, ma solida nella visione comune – costituisce la base della partnership fra Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain che inizierà il 17 ottobre e continuerà per otto anni. Perché realizzare e far crescere la consapevolezza, in un momento in cui ci sentiamo fragili più che mai, dovrebbe essere l’obiettivo attuale delle istituzioni artistiche.

SAN PAULO, BRASILE – 24 LUGLIO 2019: La famosa fotografa brasiliana Claudia Andujar posa per un ritratto nel suo appartamento di San Paolo. Andujar ha dedicato decenni della sua vita alla documentazione fotografica delle popolazioni indigene brasiliane, in particolare del gruppo etnico Yanomami. A dicembre 2019 terrà una mostra personale alla Fondation Cartier di Parigi (foto: Victor Moriayama per Le Monde).

 

La pandemia che stiamo vivendo, infatti, ha gettato il mondo della cultura in una fase di incertezze e difficoltà. La collaborazione fra Triennale di Milano e la Fondation Cartier di Parigi lancia un segnale di prospettive a lungo termine e di relazioni transnazionali incentrate sulla stessa visione dell’arte contemporanea e l’identica sensibilità sui temi dell’ambiente e della sostenibilità.

La mostra che inaugura la partnership, Claudia Andujar, la lotta Yanomami è la più grande retrospettiva dedicata al lavoro e all’attivismo di Claudia Andujar, che ha trascorso oltre 50 anni a fotografare e proteggere gli Yanomami, uno dei più grandi gruppi indigeni del Brasile oggi minacciato dai cercatori d’oro illegali e dai rischi di contagio da Covid-19. Frutto di molti anni di ricerca negli archivi della fotografa, l’esposizione, curata da Thyago Nogueira (direttore del Dipartimento di fotografia contemporanea dell’Istituto Moreira Salles in Brasile), presenta più di 300 fotografie in bianco e nero o a colori – tra cui numerosi inediti – una installazione audiovisiva, documenti storici, nonché i disegni e un filmato realizzati dagli artisti yanomami.

Oltre a riflettere i due aspetti indissolubili del percorso di Claudia Andujar – uno artistico, l’altro politico – la mostra rivela l’importante contributo che l’artista brasiliana ha dato alla fotografia e il ruolo essenziale che ha svolto, e continua a svolgere, in difesa degli Yanomami e della foresta in cui vivono.

L’esposizione occuperà un vasto spazio al secondo piano del Palazzo dell’Arte, sede della Triennale di Milano (l’istituzione culturale internazionale che organizza mostre, convegni ed eventi d’arte), progettato negli anni 30 da Giovanni Muzio nel parco Sempione, fino al 7 febbraio del 2021. Ma in seguito, e fino all’anno 2028, quei 1.300 metri quadrati resteranno a disposizione della programmazione comune ispirata dalla Fondazione Cartier, da sempre dedicata al design e all’arte contemporanea.

Si tratta di un’alleanza inedita fra un ente pubblico e uno privato, uno italiano e uno francese, che condividono l’approccio multidisciplinare – arte contemporanea, architettura, design, moda, cinema, scienze e filosofia – e l’attenzione all’evoluzione della nostra società e alla transizione ecologica. La Fondation Cartier, inoltre, intrattiene da tempo uno stretto rapporto con la scena artistica contemporanea italiana. I suoi incontri (in particolare con Alessandro Mendini, Enzo Mari, Andrea Branzi, Giuseppe Penone e, in tempi più recenti, con lo studio di design Formafantasma), hanno dato vita a esposizioni di rilievo, che hanno permesso al pubblico parigino e internazionale di scoprire la ricchezza del loro lavoro.

Stefano Boeri, celebrato internazionalmente per il suo Bosco verticale e presidente della Triennale, ha messo l’accento sulla scommessa rappresentata dalla lunga durata dell’alleanza: «È un segno bellissimo”, ha detto, “partiamo dalla condivisione del lavoro che entrambi facciamo sul rapporto tra arte, cultura, società e scienza».

«Vogliamo che la Fondation Cartier sia più conosciuta in Italia”, ha aggiunto il direttore generale Hervé Chandès, “dopo tanti anni di lavoro con i designer di questo paese come Alessandro Mendini, da poco scomparso, che nei passati due decenni abbiamo portato a Parigi e Shanghai, o Enzo Mari. È importante appoggiarsi a qualcosa di solido in un’epoca così incerta e movimentata. La condivisione di gusto e visione ci permetterà di avanzare in questo mondo improvvisamente sconosciuto».

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