Il Quadrilatero del Silenzio – Villa Mozart
Villa Zanoletti oggi conosciuta come villa Mozart, è un capolavoro déco, sede della maison di alta gioielleria di Giampiero Bodino. Un giardino verticale di altri tempi, ricoperto di edera, che si apre dietro ai Giardini di via Palestro, davanti a Villa Necchi Campiglio. L’abitazione fu costruita nel 1926 dall’architetto Aldo Andreani, e progettata in una parte del giardino della proprietà Serbelloni, fino al 1996 la villa è stata sede del Rotary Milano. Da qui inizia il Quadrilatero del Silenzio, una vera e propria oasi racchiusa tra quattro vie dove la frenesia della città si spegne e si respirano le memori di scrittori ed artisti come Giuseppe Parini, Alessandro Manzoni, e Cesare Beccaria.
“Se la fitta pianta rampicante che ricopre villa Mozart cela alla vista la sua raffinata architettura, essa ne prende inevitabilmente la forma, diventando una magnifica sintesi tra artificio e natura e una profezia dell’ambiente urbano che vorremmo.” – Cino Zucchi
La villa dei fenicotteri
Sempre nel quadrilatero del silenzio, nel cuore di Porta Venezia, troviamo un edificio che ha degli ospiti molto particolari. Stiamo parlando dei fenicotteri rosa di Villa Invernizzi. Importati dall’Africa e dal Cile per volere del Cavalier Invernizzi, si aggirano indisturbati nel giardino di questa casa da quasi cinquant’anni. La villa è di proprietà della Fondazione Invernizzi e i fenicotteri sono gli unici inquilini di questo magnifico edificio, purtroppo non visitabile.
Il Villaggio dei Giornalisti
In via Lepanto, una serie di abitazione a cupole, come igloo, formano il villaggio dei giornalisti.
Nel quartiere della Maggiolina, un angolo nascosto fatto di esperimenti architettonici, che un tempo erano di competenza del comune autonomo di Greco, annesso a Milano nel 1923. Il nome si deve proprio alla scelta che in quegli anni, fecero i giornalisti di abitare in queste case pittoresche, risalenti agli anni ’40, costruite dell’ingegnere eccentrico Mario Cavallè.
Le case-fungo
Parte del villaggio erano anche Le case a forma di fungo. Erano due per l’esattezza, che però vennero demolite negli anni Sessanta. Questa, diversamente dalle a igloo si sviluppano su due livelli sovrapposti: uno più ristretto (il gambo) ed uno più ampio (la cappella) e sembravano ispirarsi alla Amanita Muscaria, una famosa specie di fung. Vennero demolite nel 1965 dal nipote stesso dell’ingegnere Cavallè che le aveva progettate.
I “gemelli” di Piazza Piemonte
Forse non tutti sanno che anche Milano ha due “grattacieli” gemelli, quelli di Piazza Piemonte.
Infatti questi palazzi sono stati, all’epoca della loro costruzione, i primi grandi edifici di Milano. All’inizio del ‘900 il regolamento edilizio comunale non permetteva di costruire palazzi più alti di 28 metri, i due edifici furono invece innalzati fino a 38 metri con una deroga concessa ‘in virtù della vastità della piazza’.
Casa Galimberti: via Malpighi 7. Un inno al Liberty
In zona Porta Venezia troviamo una delle case più fotografate di Milano in un dei quartieri Liberty della città. Un edificio che è un gioiellino dell’ArtNouveau con piastrelle figurate in ceramica, ferri battuti e motivi floreali in cemento. Una facciata più unica che rara, decorata con immagini di donne, ramages, foglie, frutti, dipinte “a fuoco su ceramica”. Realizzata nel 1903-1905 dal noto architetto Malpighi con motivi decorativi dell’architetto Bossi, per volere dei fratelli Galimberti.
Il Bosco Verticale
Un altro simbolo di Milano, che parla della sua indole innovativa e futuristica; progettato dall’archistar Stefano Boeri e premiato come il “grattacielo più bello e innovativo del mondo” dall’International Highrise Award, nel 2015, è un’eccellenze, nata nel progetto di riqualificazione della zona di Porta Nuova. Simbolo di progresso, di design e sostenibilità, è il giardino più alto e iconico di Milano, che trae ispirazione dai Giardini Pensili di Babilonia.
Casa dei Panigarola
Uno degli edifici più antichi di Milano. Casa dei Panigarola prende il nome della famiglia di notai di Gallarate, Panigarola, che conservò il suo palazzo nei secoli fino al 1741. Al suo interno c’è l’eco della storia medievale del Comune di Milano: dietro le sue grandi arcate a sesto acuto, infatti, si trovava l’Ufficio degli Statuti, “che provvedeva alla registrazione e trascrizione dei decreti ducali, degli atti pubblici e a determinare le categorie degli atti privati”.
Il villaggio operaio di via Lincoln
Tra piazza Cinque Giornate e piazza Tricolore c’è un tripudio di colori inaspettato. Si tratta di un quartiere di fine Ottocento che nacque quando una cooperativa operaia (la Società edificatrice abitazioni operaie) decise di costruire questi villini destinati ai lavoratori della zona di Porta Vittoria a prezzi accessibili. Negli anni gli abitanti hanno deciso di sbizzarrirsi con i colori delle facciate: dai pastelli alle tonalità più accese, ogni casa ha una sua tonalità, che diventa ancora più intensa in primavera, quando i giardini sono in pieno rigoglio. Soprattutto con l’avvento di Instagram le case di via Lincoln hanno riscoperto un grande successo.
Le case Tudor di via Giambologna
Milano sud, per l’esattezza Giambologna, troviamo una serie di villette tutte risalenti al 1920-1925; qui ne spiccano due simili, dalle facciate a grate di legno e i tetti spioventi, un’atmosfera british che ci catapulta all’epoca della dinastia dei Tudor. Sembra che vennero costruite per volere di una donna inglese, che dopo essersi trasferita a Milano, volesse far rivivere attraverso l’abitazione un angolo della sua terra.
La palazzina 770
Al 35 di via Poerio, troviamo un edifico in stile gotico. Si tratta di una delle 12 case al mondo costruita negli anni ’40 dalla dinastia di ebrei ortodossi, i Lubavitcher. Il rabbino Yoseph Yitzchok Schneerson acquistò l’edificio originale – identico a questo – al 770 di Eastern Parkway a Crown Heights, Brooklyn, una volta fuggito dalle persecuzioni naziste. Dopo di lui la casa fu abitata da suo genero, guida del movimento Chabad-Lubavitch e fondatore dei centri di incontro delle comunità Chabad nel mondo. Da allora, la Casa al 770, simbolo e cuore della comunità ebraica, venne replicata tale e quale in altre città. Dunque, oggi, la Casa 770 la trovate in New Jersey, a Cleveland, Los Angeles, in Canada, in Israele, in Brasile, Argentina, Australia, Cile e Ucraina. L’unica in Europa è a Milano, in via Poerio 35, in zona Porta Venezia dove la comunità Chabad è molto presente.
La casa delle fate
Ci troviamo in zona San Siro, una casa che sembra uscita dal mondo delle fiabe. Conosciuta infatti come casa delle fate, venne costruita, negli anni Novanta, come una sorta di casa di appuntamenti, con annessa piscina a forma di cuore. Oggi è una proprietà privata divisa in appartamenti, che affascina per la singolare ed inconfondibile facciata.
Casa a tre cilindri
Sempre nel quartiere san Siro, al 27 di via Gavirate, troviamo un’insolita palazzina formata da tre cilindri, tre torrette, unite tra loro da un elemento centrale vetrato. A progettarle gli architetti Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti, nel 1959, per una cooperativa di funzionari statali. La scelta della forma fu guidata non solo dall’irregolarità del lotto su cui venne costruito, ma anche per soddisfare la richiesta dei proprietari di avere appartamenti spaziosi e molto luminosi; ad ogni piano infatti, troviamo un solo appartamento, con terrazze-giardino sulla cima di ogni cilindro.
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