Edra
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Sfogliare il grande libro dei prodotti di Edra è un po’ come passeggiare in un giardino in cui, stagione dopo stagione, sono stati piantati i semi raccolti durante i viaggi alle latitudini più diverse. Il risultato è una galleria di oggetti empatici, che nascono come suggestioni e che poco per volta diventano i protagonisti della vita vera, la vita vissuta. «Non indichiamo mai l’anno di produzione dei nostri mobili. Coltiviamo un approccio timeless all’arredamento, perché tutti noi siamo collocati dentro un unico flusso in cui, di fatto, la distinzione fra pezzi vecchi e nuovi non ha senso», spiega Monica Mazzei, vicepresidente di Edra, che con il fratello Valerio è al timone dell’azienda di Perignano (Pisa), attiva dal 1987 e apprezzata in tutto il mondo, musei inclusi: dal Centre Pompidou di Parigi al MoMA di New York. Ecco perché divani come Flap, simile al palmo di una mano aperta, e Pack, che evoca una banchisa polare con un orso sdraiato tutto da abbracciare, entrambi di Francesco Binfaré, sembrano progetti di oggi. Se non addirittura di domani.

È una regola che, per Edra, vale da sempre. Una filosofia che ha sollecitato la maison toscana a brevettare materiali innovativi (come il Gellyfoam®, schiuma che unisce doti di morbidezza e di sostegno) e ha ispirato una straordinaria scuderia dicreativi “visionari”, da Fernando e Humberto Campana a Zaha Hadid, da Jacopo Foggini a Masanori Umeda, architetto giapponese già firma di punta del Gruppo Memphis di Ettore Sottsass. «Un giorno ci portò una scatolina con all’interno la maquette di una poltroncina a forma di giglio, era il suo tentativo di riconnettere il design con la natura dopo la sbornia di industrializzazione degli anni ’70», ricorda Mazzei. «Fu amore a prima vista e così è nata Getsuen, la sedia primogenita della nostra Flower Collection, che comprende anche la seduta Rose Chair, lo sgabello Soshun e il tavolino Anthurium». Nelle radici del lavoro di Edra c’è l’attenzione per la persona: «Non siamo numeri, siamo valori. E questo stesso pensiero diventa l’anima dei prodotti, che per noi sono prima di tutto dei generatori di emozioni all’interno di quel nido che si chiama casa». Uno spazio d’accoglienza dentro l’altro nido immenso che è la Terra:dove siamo ospiti, non padroni.

 

Articolo di Fiammetta Bonazzi pubblicato su AD Italia numero 464, Maggio 2020

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