Negarlo è impossibile: la luce fa parte della nostra vita. Non a caso lo sviluppo di progetti che introducano a una visione emozionale e insieme funzionale del lighting design ha prodotto, nelle mani dei designer che hanno lavorato con Flos, risultati sorprendenti. Una storia illuminata, quella di Flos, capace di rinnovarsi anno dopo anno, con collezioni firmate da designer di fama mondiale. Il primo Compasso d’Oro conquistato dal brand data al 1979, con la lampada Parentesi di Achille Castiglioni e Pio Manzù. Le collezioni 2020 vedono coinvolti, tra gli altri, Philippe Starck, Nendo, Mario Bellini, Patricia Urquiola, Vincent Van Duysen e i fratelli Bouroullec. «Profonda cultura del progetto, coraggio di sperimentare, innovazione tecnologica, attenzione all’uomo e alle sue esigenze» sono parte del DNA dell’azienda, racconta Roberta Silva, Ceo di Flos. Che in questa intervista racconta ad AD Italia genesi e sviluppo dei nuovi progetti. 

Su quali progetti state lavorando e con quali obiettivi?
«Abbiamo arricchito le collezioni Flos Architectural e Flos Outdoor con progetti firmati, tra gli altri, da Vincent Van Duysen, Patricia Urquiola, Philippe Starck, Antonio Citterio, Nendo. Nella linea architetturale spicca Infra-Structure Episode 2 di Vincent Van Duysen: un sistema di illuminazione sofisticato e high tech; rigoroso e pulito nella forma ma eclettico nelle configurazioni, quindi ideale per il settore contract e non solo. Per la linea outdoor abbiamo sviluppato il concetto di “famiglia” di lampade. Risultato: serie coordinate che alle elevate prestazioni combinano l’aspetto emozionale del lighting design. L’idea è quella di rendere sinergiche e complementari le varie categorie di prodotto, e di creare continuità tra indoor e outdoor, valorizzando il dialogo tra uomo, architettura e natura».

Quali sono le collezioni di punta che avreste presentato quest’anno al Salone del Mobile?
«Nei nostri showroom milanesi (il 2020 non è l’anno di Euroluce in fiera), ci saremmo focalizzati su due novità decorative. Nel Professional Space avremmo ospitato un’installazione site-specific di Coordinates, il nuovo capolavoro di Michel Anastassiades. Un sistema di luce inzialmente pensato per il ristorante Four Seasons di New York, realizzato dalla nostra divisione Bespoke di Long Island, NY.
Il risultato era così affascinante che abbiamo deciso di sviluppare una collezione per il catalogo decorativo, mettendo a punto una serie di elementi a sospensione, a soffitto o da terra, semplificandone l’utilizzo nel settore residenziale. Il lancio di Coordinates è previsto sul mercato per il mese di giugno».

Avete sempre lavorato con progettisti che hanno “illuminato” la storia del design. Avete pensato anche a riedizioni di pezzi iconici?
«Con Mario Bellini avremmo celebrato, nel nostro flagship store di Corso Monforte, a Milano, la riedizione di Chiara, iconica lampada disegnata nel 1969, ora tecnicamente perfezionata ed arricchita di nuove finiture. Al modello da terra si affianca una versione, più piccola, da tavolo, che si presta a molteplici scenari di arredo. Sarà disponibile sul mercato dal mese di settembre».

Qual è il tratto distintivo delle collezioni 2020?
«Da un punto di vista formale, la miniaturizzazione, il rigore e la semplicità del progetto, così come un’offerta molto più ampia di varianti, colori e finiture. In parallelo, le tecnologie sono sempre più avanzate, esito di lunghe e importanti ricerche. Una nuova tendenza su cui abbiamo lavorato quest’anno è poi la contaminazione del prodotto architetturale con materiali e lavorazioni decorativi più tipici dell’arredo d’interni. È il caso del sistema Belt dei fratelli Bouroullec, un binario formato da elementi modulari rivestiti in pelle artigianale. Sarà disponibile sui mercati nei prossimi mesi».

Come si prospetta ora la ripartenza?
«Siamo pronti ad affrontare la sfida con velocità, entusiasmo e passione per il nostro lavoro. Grazie a un’esperienza di quasi sessant’anni nel settore affiancheremo concretamente gli studi di architettura con soluzioni autentiche, sempre più su misura, per affrontare il periodo ‘post virus’. Anche il consumatore è cambiato e cercheremo di dargli ciò di cui ora ha bisogno. Il concetto di sostenibilità acquisirà significati sempre più concreti».

Quali sono i valori che meglio identificano il dna dell’azienda?
«Profonda cultura del progetto, coraggio di sperimentare, innovazione tecnologica, attenzione all’uomo e alle sue esigenze. I nostri risultati sono oggi frutto di un lavoro di squadra senza precedenti tra i progettisti, i Design Curators di Flos – Fabio Calvi e Paolo Bambilla -, e i nostri team di Ricerca & Sviluppo nelle quattro divisioni produttive (Decorativo, Architetturale, Outdoor e Bespoke)».

(Testo e Intervista di Sonia S. Braga)

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