«Il 70 per cento del fatturato lo produciamo in Italia», dice Massimiliano Messina analizzando i contraccolpi della chiusura dei negozi voluta dal governo, «ma a una crisi di primavera per fortuna eravamo preparati: intanto abbiamo mandato i collaboratori in ferie, poi si vedrà». E chissà che alla fine lo sbilanciamento sul mercato interno, così raro tra le grandi aziende del design brianzolo, non si traduca per Flou in un vantaggio: Europa ferma, Stati Uniti in difficoltà e un Bel Paese che per primo ha sofferto e per primo forse vedrà la luce, così come accaduto col mercato asiatico. «Quando tutto è iniziato abbiamo scritto ai nostri clienti in Cina per offrir loro una mano. Poi sono stati loro a farlo con noi. Con umanità, ce la faremo».
Morbido e a colori pastello come Nathalie, il letto tessile creato quarant’anni fa per Flou da Vico Magistretti, Massimiliano Messina appare uomo delicato, con una presenza intellettuale profonda ma mai ingombrante. Figlio del fondatore Rosario Messina scomparso dieci anni fa, siciliano turbolento e visionario, dice di aver preso dal padre la passione verso le persone, oltre alla voglia di andare incontro alle esigenze del cliente: «Prima ancora che un imprenditore, ripeteva papà, io sono un venditore».
Così come in Flou sembra essere rimasta una certa fiducia per l’istintività: «Con le mie sorelle Manuela e Cristiana, negli anni ci siamo resi conto che, se non presentiamo una collezione nel momento in cui l’abbiamo pensata, con la pancia, allora la bruciamo. Anche senza Salone quindi, e possibilmente un po’ alla volta, il prodotto lo lanceremo». Magari sfruttando il rallentamento per creare nuovo materiale di comunicazione: «Abbiamo confezionato un video aziendale per far comprendere meglio i motivi di certe scelte: senza questo stop, non avremmo trovato il tempo».
Nel video si vedono, ripresi dall’alto, come osservati dall’occhio di un’aquila, boschi e deserti, canyon e montagne. Riferimenti emozionali alla natura, alla base delle proposte 2020 – il debutto in catalogo del designer di Hong Kong Steve Leung, con una poltrona che sembra la corolla di un fiore; nuovi letti che abbinano legno e tessile, su disegno di Matteo Nunziati e Carlo Colombo; un materasso in grado di assorbire l’anidride carbonica in eccedenza nell’atmosfera – ma anche, ormai, parte del Dna di Flou. «La natura ha pochi angoli retti, e le forme ondulate sono state tabù per anni, ma a noi rischiare piace. Ricordo che da ragazzo andai a vedere la presentazione alla forza vendita di due letti: il Tadao di Magistretti e un baldacchino più squadrato. Uno degli agenti disse: il baldacchino farà uno sfracello, dell’altro non si venderà nulla. Ancora oggi, Tadao è tra i nostri best seller».
Messina è diventato capo azienda pian piano, e partendo dall’esterno: prima come responsabile marketing di una multinazionale in cui aveva seguito lo sviluppo web, poi nell’impresa di famiglia, chiamato dal padre a occuparsi dell’online. «Mi ha messo alla prova in vari settori, fin quando ha notato che le persone facevano riferimento a me per risolvere i problemi. Solo a quel punto mi ha dato in mano le redini». Con le quali ha lanciato il brand Natevo, che realizza mobili con sorgenti luminose nascoste. E allargato a tutti gli ambienti della casa le proposte Flou. «Se in sette anni da produttori di letti siamo riusciti a fare il balzo, lo dobbiamo al fatto di essere in Brianza», dice con orgoglio. «Quando abbiamo iniziato a far divani, il nostro direttore di produzione l’abbiamo preso in B&B. Quando abbiamo cercato un tappezziere, a Meda l’abbiamo trovato». Invitato a parlare nelle università, lo ripete spesso: «Fossi nato a Los Angeles mi sarei occupato d’informatica. Ma qui, se vuoi diventare un’eccellenza, devi fare design».
(articolo di Raffaele Panizza, pubblicato sul n. 463, AD aprile 2020)
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