A un anno di distanza dal numero record del gennaio 2020 (realizzato senza scattare fotografie di moda, allo scopo di ridurre simbolicamente il carbon footprint del magazine), e in occasione della pubblicazione della carta dei valori internazionali di Vogue 2021, Vogue Italia torna a occuparsi di ambiente. E lo fa dedicando per la prima volta nella sua storia un intero numero, e 7 copertine da collezione, agli animali.

«Quest’anno abbiamo voluto che fossero gli animali a prendere in prestito il nostro spazio fisico e digitale», spiega il direttore Emanuele Farneti, «per costringerci a riportare l’attenzione, dopo i mesi passati in casa, sulla dimensione naturale, sull’emergenza ambientale che il dramma della pandemia non ha certo reso meno urgente, e su quello che ci ha insegnato l’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle: molto banalmente, che il mondo non gira attorno agli uomini».

Agli animali sono dedicate le sette copertine da collezione del magazine. Cinque di esse sono realizzate da artisti contemporanei: un alveare immortalato dall’artista americano Andres Serrano; un piccolo ñandu (struzzo sudamericano) fotografato da Alessandra Sanguinetti, un agnello e un cane ritratti da Heji Shin; un felino immaginario disegnato da Tschabalala Self, artista statunitense; e un cane da pastore belga ritratto da Johnny Dufort.

Le due copertine moda, firmate da Dufort e Shin, vedono protagonista per la prima volta nella storia del magazine un brand di upcycling, il francese Kezaco. Si tratta di un gesto di forte attenzione al boom di creativi che producono oggetti nuovi partendo da materiali di scarto: nel caso del duo parigino (composto da una stylist e un fashion designer che hanno scelto di rimanere anonimi), in particolare tessuti di recupero e conchiglie.

Al rapporto tra gli animali e l’industria della moda sono dedicati articoli e approfondimenti all’interno del magazine, con particolare attenzione al tema della scarsità delle materie prime e agli ultimi sviluppi della ricerca scientifica sui materiali alternativi.

«Questo numero vuole essere l’occasione per stimolare un pensiero sul rapporto tra il mondo della moda e quello animale – un rapporto importante e delicato, che rappresenta un momento chiave nella definizione di una futura moda etica e sostenibile», dice Ferdinando Verderi, direttore creativo Vogue Italia.

Tra i servizi di moda, un lavoro del fotografo Pieter Hugo nella Greater Kruger Area, in Sud Africa, protagoniste le donne della Black Mambas Antipoaching Unit, le ranger che tutelano gli animali della riserva contro il bracconaggio; e la curiosa storia scattata dalla top model Anja Rubik, che ha scelto di ritrarsi in compagnia di un ratto, il più umile degli animali con cui, come racconta al magazine, in passato ha condiviso “una storia d’amore”.

Il numero vede inoltre vari prestigiosi contributi tra i quali quelli di Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, del direttore scientifico del WWF Italia Marco Galaverni, del biologo tedesco Karsten Brensing, degli scrittori Sam J. Miller, Muriel Barbery, Howard Jacobson e di Filelfo, autore del recente “L’assemblea degli animali” (Einaudi).

In occasione dell’uscita di questo numero Vogue Italia e WWF Italia annunciano una media partnership che proseguirà durante tutto il 2021, allo scopo di diffondere maggiore consapevolezza sulla conservazione di natura, habitat e specie in pericolo attraverso i canali print e digital di Vogue Italia.

Cover di Heji Shin

Hanno firmato le copertine di questo mese:

Heji Shin

Nata a Seoul, in Corea del Sud, nel 1976, ma cresciuta ad Amburgo, Heji Shin è una fotografa tedesca annoverata dal New York Times fra le “breakout stars” del 2019. Nota per i suoi lavori artistici e di moda volutamente provocatori, e a volte esplicitamente sessuali, che hanno come soggetti persone e animali spesso rappresentati come allegorie, Shin ha dichiarato che «fare qualcosa solo per il desiderio di essere trasgressivi e rompere certi tabù è molto stupido». Come dimostra l’immagine della copertina di Vogue Italia, la sua ricerca si concentra sull’intimità e la fiducia – sentimenti minacciati dai media contemporanei. «Non ammiro le buone maniere o le opinioni politiche “giuste” nell’arte», spiega. «Ammiro il coraggio».

Tschabalala Self

Un felino potente, minaccioso nei suoi attributi – le unghie, i denti – eppure elegante e calmo: è la raffigurazione simbolica della primigenia e ieratica forza animale, evocata dall’artista americana Tschabalala Self (1990). I suoi collage esplorano per lo più l’intersezionalità di razza, sessualità e genere, e si concentrano abitualmente sul corpo femminile black, così come sulle fantasie più o meno accettate che lo circondano. «Le pantere nere sono animali simbolici», dice, «noti per forza, mistero, bellezza. Qui ho usato vari materiali mescolati con vernice e filo. La silhouette di questa pantera è presa in prestito dal simbolo dell’organizzazione Black Panther Party, progettato nel 1966 da Ruth Howard e Dorothy Zellner».

Andres Serrano

Soggetti sacri, animali morti, carne… Con le sue opere provocatorie Andres Serrano (1950) affronta temi sociali e religiosi. In questa immagine di un alveare, l’artista americano esprime però un momento felice. «Mi piacciono le api. Hanno una forte etica del lavoro e sono abilissime esploratrici.
Alcuni scienziati pensano che esistano da 120 milioni di anni, e si dice che dove vanno le api lì vada la razza umana, tale è la loro importanza nell’equilibrio ecologico. Durante gli scatti, ho spostato accidentalmente una delle luci, e in un lampo lo sciame è scomparso. L’ape regina era però chiusa nell’alveare, e l’apicoltore ha spiegato che sarebbe tornato… Aveva ragione, un’ora dopo tutte le api erano di nuovo lì!».

Alessandra Sanguinetti

Sanguinetti è nata a New York nel 1968, cresciuta a Buenos Aires e dal 2003 vive a San Francisco. Al centro della sua opera, tematiche come la memoria e il delicato momento della transizione della giovinezza. Dal 2007 è membro dell’agenzia Magnum. Per la copertina di Vogue Italia Sanguinetti ha ritratto un piccolo ñandu (uno struzzo sudamericano), “incontrato” a sud di Buenos Aires. «Era tutto solo in mezzo a un campo, cosa molto rara perché sono sempre ben sorvegliati dai maschi. Sono loro che incubano e accudiscono le uova per 40 giorni, quasi senza lasciare il nido anche per nutrirsi».

Johnny Dufort

Tra i più talentuosi fotografi di moda della sua generazione, Johnny Dufort è nato a Bristol, ha studiato al College of Fashion and Design di Falmouth, e nel 2007 è approdato a Londra, dove il vivace mondo dello skateboarding – lo stesso che ha generato streetwear brand quali Palace e Supreme – ha attratto la sua attenzione. Con una visione quasi surrealista, lo scatto della sua cover ritrae uno Shepherd belga – razza canina, spiega, «molto interessante. Più che altro sono conosciuti come cani da guardia, cani poliziotto e cani da attacco, credo soprattutto perché sono intelligenti e possono essere addestrati molto bene. La cosa intrigante è stata mostrare il lato docile e al tempo stesso selvaggio di questi animali».

Cover di Johnny Dufort

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