Jeremy Anderson, Piccolo Parade. Foto: Stephen Kent Johnson.
Jeremy Anderson, Piccolo Parade. Foto: Stephen Kent Johnson.
Vezzini & Chen, Lotus Black and White Tiles, 2015. Porcellana cinese.
Matteo Cibic, Dermapoiesis, 2019.
Matteo Cibic, disegni per “Paradiso Dream”.
Elena Salmistraro, Primates.
Elena Salmistraro, 16 Animali, 16 autori x Danese.
Sarah-Linda Forrer, Medusa, 2020. Courtesy Swing Gallery.
Sarah-Linda Forrer, Medusa, 2020. Courtesy Swing Gallery.

Arte, moda, artigianato: il textile design mette insieme tutte queste discipline in un prodotto che coniuga tradizione e innovazione. Dal fashion all’arredamento, i tessuti parlano di noi: che siano di extra lusso, riciclati, tecnologici o artigianali, è impossibile farne a meno. Ma quali sono le ultime tendenze in fatto di tessuti? Al primo posto, per i giovani designer, sembra esserci la sostenibilità: non solo riciclo, ma anche l’utilizzo di fibre naturali e il rispetto della tradizione. Che, grazie alle nuove tecnologie, si rinnova costantemente.

Abbiamo selezionato cinque giovani designer che, con approcci e attitudini diverse, esplorano le molteplici possibilità del tessuto. Dai motivi più tradizionali a quelli di tendenza, fino alle sperimentazioni più audaci che vedono protagonista il mondo dell’illustrazione, la parola d’ordine è dare vita al tessuto.

Coralie Prévert

Colori vivaci e motivi contemporanei: le ispirazioni di Coralie Prévert sono numerose e spesso eterogenee, e spaziano dall’architettura post-modernista ai kanga, un capo dell’Africa Orientale, passando per l’Oriente e i suoi raffinati kimono. La storia della designer è piuttosto singolare: di formazione traduttrice, nel 2003 lascia Parigi per l’Italia, ed è proprio qui che decide che il suo futuro è nel textile design. Lavora con Gianni Versace e Roberto Cavalli come print designer, prima di lanciare un marchio tutto suo. Tutti i tessuti sono rigorosamente realizzati in Italia, mentre le carte da parati sono stampate nella Garenne Colombes, nella Regione di Parigi.

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Vanessa Barracão

Nata in Portogallo, Vanessa Barragao dopo un master in moda e textile design ha cominciato a lavorare alla sua prima collezione di tessuti e arazzi in lana. I suoi lavori sono ecosostenibili e realizzati con processi artigianali: tutte le parti che li compongono sono infatti realizzate con materiali riciclati provenienti dagli scarti dell’industria tessile. Un approccio non solo sostenibile, ma anche fortemente legato alle origini della designer, che si ispira all’Oceano e al fascino delle barriere coralline.

Alberta Florence

Giulia Mondolfi, fiorentina classe 1986, nel 2014 dà vita ad Alberta Florence Interior Design and Exclusive Clothing, un atelier di abiti confezionati a mano a Firenze, perfetto connubio tra moda, design e artigianato. Alla base della ricerca di Alberta Florence c‘è l’artigianalità e la sostenibilità, ma anche un forte legame con la storia dell’arte, in particolare quella veneziana, fatta di luce e tinte lievi. Nei suoi tessuti, tutti in fibre naturali, ritroviamo i colori soffusi dei dipinti di Tintoretto, le nuance del giardino di Ca’ Rezzonico, le sfumature dei verdi e degli azzurri della laguna.

Olivia J. Holland

Cresciuta a Sud di Londra, i punti di riferimento di Olivia J. Holland sono stati, sin dall’inizio della sua carriera, Paul Smith e Vivienne Westwood. I suoi tessuti si ispirano alle infinite possibilità dei colori, dando vita a pattern dal fascino senza tempo, vibranti e frenetici come la sua città. Audaci e brillanti, sono progettati pensando all’unicità di ogni pezzo, rigorosamente handmade. La designer li definisce “un pezzo di arte da indossare, per distinguersi dalla massa e da amare per sempre.”

 

Claudia Veneroni

Nei tessuti di Claudia Veneroni, illustrazione e design si fondono, dando vita a un mondo surreale e fantastico fatto di personaggi colorati e bizzarri, di rimandi al mondo del fumetto e di atmosfere esotiche. Diplomata alla Glasgow School of Art, la giovane designer scozzese mescola nuove tecnologie e antiche tradizioni, ricamo e stampa digitale. Il risultato è affascinante e distopico, proprio come le storie che prendono vita sui suoi tessuti.

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