«Il cielo in una stanza è l’unica canzone che conosco che rivela una caratteristica fondamentale dell’arte: la sua capacità di trasformare lo spazio. In un certo senso, è un’opera concettuale. Ma è anche una celebrazione del potere dell’immaginazione – infiammata dall’amore – di trasformare il mondo attorno a noi».
Mentre si appresta a portare The Sky in a Room a Milano, l’islandese Ragnar Kjartansson riflette sull’adattamento della performance inizialmente concepita per gli spazi del National Museum of Wales di Cardiff. Musicista (ancora adolescente gira in tournée con diverse band tra cui i Kanada, i Kósý, e i Trabant) oltre che visual artist, nelle sue opere intreccia l’amore per la musica e il teatro con la passione per l’arte. Per questo islandese atipico, figlio di attori teatrali di successo, tutto ruota attorno al magico accordo che s’instaura tra video, performance, musica e pittura. Nelle sue coreografie meticolosamente orchestrate ritornelli, frasi, azioni, arie musicali, diventano mantra ipnotici, sul filo di un ripetitività magnetica e quasi ossessiva.
Ragnar Kjartansson – The Sky in a Room from Artes Mundi on Vimeo.
Per sei ore giorno, dal 22 settembre al 25 ottobre, l’eterea poesia di The Sky in a Room animerà gli spazi della Chiesa di San Carlo al Lazzaretto, che il cardinale Borromeo fece costruire dopo la peste del 1576. Ogni giorno, cantanti e musicisti scelti dall’artista si alterneranno all’organo della cappella per interpretare Il cielo in una stanza di Gino Paoli. Il progetto – nato da un’iniziativa della Fondazione Nicola Trussardi – instaura ora un in dialogo con la storia della città di Milano.
Nel suo reenactment meneghino la performance di Kjartansson si trasforma in un “memoriale” contemporaneo: un “canto sacro” che riesce a riconciliare il ricordo dei mesi del lockdown trascorsi a immaginare “il cielo in una stanza” con il desiderio di immaginare nuovi modi per stare insieme. «È una poesia che racconta di come l’amore e la musica possano espandere anche lo spazio più piccolo, fino ad abbracciare il cielo e gli alberi… Perché, come diceva Oscar Wilde, l’amore sa leggere ciò che è scritto sulla stella più lontana», commenta Kjartansson, che nel 2019 è stato tra i più giovani artisti ad esporre al MoMA di New York con una mostra personale. Musica e performance, sublime e nostalgia, le tante anime creative di Kjartansson, si incontrano in una performance corale di voci e storie.
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