La stampa 3D al tempo del Coronavirus: come aiutare a risolvere l’emergenza

In tutto il mondo, purtroppo in questo momento flagellato dalla piaga del Coronavirus, sono molte le testimonianze di come questa nuova tecnologia del fai-da-te, stia contribuendo a risolvere, nel piccolo alcune delle difficoltà della pandemia

Tanti sono i creatori, che in questi momenti difficili, cercano di mettere a frutto le loro conoscenze ed il loro estro creativo, per poter dare il loro contributo in questa lotta, soprattutto in relazione i limiti strutturali dei servizi sanitari che con difficoltà stanno affrontando un nemico di una portata immensa.

Un esempio di cui avrete già sicuramente sentito parlare ai TG, monopolizzati rispetto al tempo della pandemia, è la conversione della maschera di Decathlon, per la vista subacquea, chiamata Charlotte, in una maschera respiratoria d’emergenza, grazie all’applicazione di una valvola progettata e stampata in 3D, ad opera della compartecipazione di Renato Favero, un primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia (Brescia) e Cristian Fracassi, concittadino addicted alla stampa 3d e fondatore di isinnova.

Attraverso un processo di reverse engineering, Fracassi e la sua azienda hanno riprodotto la struttura di una valvola (valvola Venturi), essenziale nelle maschere respiratorie e che a causa dell’eccessiva richiesta degli ospedali, non sarebbe di li a poco stata più disponibile.

Grazie a questa sua mobilità, sono state ottenute tramite processo di stampa ben 100 esemplari del prezioso dispositivo, il fabbisogno intero dell’ospedale di Brescia per cui l’idea è nata.

La maschera da sub convertita in respiratore, grazie alle valvole stampate in 3D

Adesso i ragazzi di Isinnova, stanno distribuendo le valvole stampate in 3D anche agli ospedali di Milano, dove l’emergenza nel tempo si è acuita.

Questo esempio italiano è solo uno dei tanti, che stanno spuntando qua e la nel mondo. Ad Hong Kong, alcuni ricercatori della Polytechnic University hanno messo a punto, sempre grazie al stampa 3D, una maschera schermata, dotata di supporto, simili a quelle dei fabbri, da indossare come ulteriore protezione, sulle maschere chirurgiche.

L’idea è stata poi presa in mano da una coppia di imprenditori dello stato di New York, che hanno trasformato la loro attività in un centro per la produzione di dispositivi per la protezione dal virus.

Ancora negli Stati Uniti, la FormLab, ditta molto famosa nel campo delle stampanti 3D a resina, ha deciso di dedicarsi alla stampa di tamponi nasali, per aiutare così la prevenzione al contagio.

Queste sono solo alcune delle recenti esempi di impiego di questa tecnologia nel campo della lotta al virus, a cui siamo sicuri, se ne aggiungeranno tanti altri.

Come tale la tecnologia è uno strumento nelle mani dell’uomo, che può in ogni momento deciderne di fare quello che vuole, ed in questo caso, fare tanto bene.

E siamo felici di vedere, come essa, sappia aiutare anche a rimanere vivi.

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Francesco Pontolillo D’Elia{authorlink}

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