Hotel Chelsea. Living in the Last Bohemian Haven
Colin Miller e Ray Mock
Edizioni The Monacelli Press

Probabilmente l’indirizzo più leggendario di Manhattan, al 222 della 23ma west, tra la Settima e l’Ottava Avenue, del Chelsea Hotel si conoscono un’infinità di aneddoti, da quelli più famosi come la turbolenta storia d’amore tra Sid Vicious e Nancy Spungen, finita tragicamente con lei accoltellata (probabilmente da Sid) e lui morto poco tempo dopo di overdose; a quelli forse meno conosciuti, come l’incontro fugace tra Leonard Cohen e Janice Joplin.

E poi ancora ospiti come Jackson Pollock, Robert Mapplethorpe, Patti Smith, Dylan Thomas, Arthur Miller, Bob Dylan, Arthur C. Clarke, Andy Warhol, William S. Burroughs, Eugene O’Neill, Rufus Wainwright, Betsey Johnson. Insomma una vera e propria fucina di personaggi e storie, che dall’apertura, nel 1905 con Marc Twain tra i primi clienti fino ai giorni nostri, ha vissuto mille vite e vicende alterne.

Oggi il fotografo Colin Miller insieme allo scrittore Ray Mock raccontano quell’irripetibile stagione newyorkese in uno strepitoso volume di 256 pagine pieno di interviste ai residenti rimasti , circa due dozzine, unici testimoni stravaganti di un mondo che non c’è più. Ritratti in spazi unici, appartamenti che proiettano la bizzarra sensibilità decorativa di esteti urbani che lavorano in gran parte nel cinema, nel teatro e nelle arti visive, capaci di dare vita a spazi deliranti e ornamentali con un delizioso tocco kitsch. Foto in apertura Colin Miller

LESS IS A BORE
Owen Hopkins
Phaidon

Una dichiarazione d’amore all’architettura postmoderna. Nel suo ultimo libro Postmodern Architecture. Less is a Bore, edito da Phaidon, Il curatore del Sir John Soane’s Museum di Londra Owen Hopkins racconta la storia del movimento più anarchico della progettazione attraverso esempi significativi, anche recenti. Il Postmoderno degli Anni 70 e 80 che ha incarnato il passaggio alla postindustrializzazione, all’economia di consumo e alla disurbanizzazione, decretando la fine dell’utopia dell’ordine globale, tradotto in architetture.

Eclettismo e nuovi impulsi culturali sono portati dalla Pop art, dalla musica e dalla tv onnipresente che ha favorito la saturazione mediatica delle immagini. Varietà estetica, colore, ornamento e allusioni storiche diventano quindi il nuovo vocabolario dell’architettura.

Un viaggio lungo 224 pagine, dove non manca la nostra amata Italia, con la splendida Villa Alessi a Verbania, opera di Aldo Rossi (1989), Casa Zermani di Varano, progetto di Zermani Associati (1997) e la Moschea di Roma realizzata nel 1995 da Paolo Portoghesi. E poi ancora, pagina dopo pagina, un arcobaleno di edifici ribelli che cambiano nella forma e nel colore. Dal Disney Building di Arata Isozaki in Florida alla Mourmans House di Ettore Sottsass a Lanaken in Belgio, fino ai nuovi Hotel Zaandam ad Amsterdam e Museum Garage di Miami.

 

Plant Tribe. Living Happily Ever After with Plants
Igor Josifovic e Judith de Graaf
Abrams Books, New York

E vissero felici, al verde e contenti. Gli autori del bestseller Urban Jungle Igor Josifovic e Judith de Graaf affrontano la ‘magia’ che cambia la vita prendendosi cura delle piante. Ogni capitolo di Plant Tribe oltre alla conoscenza scientifica offre una guida di stile, attraverso interior significativi e consigli interessanti per sfruttare al meglio le proprietà benefiche delle piante: dall’energia alla creatività, il verde è molto potente, ed è addirittura capace di attrarre amore e prosperità.

Il libro invita ogni lettore ad entrare nella tribù globale delle piante visitando 17 case piene di piante in giro per il mondo, dagli Stati Uniti al Brasile fino all’Europa. Secondo gli autori, le piante portano in casa felicità e buone vibrazioni: non mancano pagine dedicate alla orticolo-terapia e al benessere che deriva dalla naturale lentezza dei ritmi naturali. Un volume ricco di ispirazione, idee e consigli pratici per i fortunati dotati di pollice verde. In più, tanti consigli e trucchi per ‘lo styling delle vostre piante’, che assicureranno «pura gioia botanica», parola degli autori.

Little Zaha
Little People BIG DREAMS
Frances Lincoln Children’s Books

Sono già trascorsi quattro anni dalla scomparsa di Zaha Hadid, la grande architetta irachena, premio Pritzker nel 2004 e due volte Premio Stirling, morta improvvisamente a Miami nel 2016. Di lei restano le strepitose architetture sparse in giro per il mondo, come il museo Maxxi di Roma, la Torre Hadid a Milano o il Pabellon Puente, il Padiglione Ponte per l’Expo di Saragozza, solo per citarne alcuni. Ma anche Zaha, donna forte e potente, è stata una bambina: la sua storia entra a far parte di Little People, BIG DREAMS, una serie di piccoli volumi editi da Frances Lincoln Children’s Books, che racconta l’infanzia di grandi personaggi, da Marie Curie a David Bowie, passando per Frida Kahlo e Vivienne Westwood.

L’autrice spagnola Maria Isabel Sanchez Vergara racconta l’infanzia e la gioventù della Hadid attraverso le illustrazioni di Asun Amar. Cresciuta a Baghdad, in Iraq, circondata dalla musica, Zaha Hadid era una bimba curiosa e sicura di sé, che già a nove anni progettò la sua camera da letto modernista. Promettente studentessa all’università di Beirut, fu descritta come la pupilla più eccezionale che l’insegnante avesse mai incontrato. Con la sua visione spettacolare e la sua convinzione nel potere dell’architettura, ha fondato il suo studio con base a Londra e progettato alcuni degli edifici più importanti del mondo, incluso il Centro acquatico olimpico di Londra 2012.

 

Peter Lindbergh. Untold Stories
Taschen

Nessuno come il grande fotografo tedesco ha saputo raccontare la bellezza naturale delle donne. Scomparso lo scorso settembre all’età di 74 anni, Peter Lindbergh è stato uno dei grandi maestri della fotografia contemporanea. Nei suoi tre decenni di attività ha raccontato l’immagine di una donna bella di luce propria, lontana anni luce dai sotterfugi e dai trucchi di Instagram. Chi non ricorda i suoi groupage con le modelle degli Anni 90 che grazie a lui saranno ricordate soltanto per nome: Linda, Carla, Naomi, Tatiana, Karen, Nadja.

Fresco di stampa e edito da Taschen Peter Linbergh Untold Stories racconta la prima mostra curata dal Maestro poco prima della sua morte. Più di 150 scatti, dagli Anni 80 fino ai giorni nostri offrono un racconto inedito del leggendario fotografo. All’interno anche un tributo di Wim Wenders, suo grande amico. Fino al 2 agosto 2020, presso l’Armani Silos di via Bergognone a Milano va in scena la mostra Heimat. A Sense of Belonging dedicata proprio a Peter Lindbergh: circa 70 foto in bianco e nero, tra servizi di moda e lavori più personali, in cui emerge la poesia del bianco e nero, di cui il maestro fu grande fautore, e la naturale limpidezza di volti con poco make-up, capaci di rivelare emozioni vere. Da non perdere.

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