Charlotte Perriand




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Tra le grandi donne dell’architettura e del design del XX secolo c’è Charlotte Perriand, architetto e designer francese, è tra le fondatrici del design contemporaneo. Ha collaborato a lungo con Le Corbusier e Pierre Jeanneret, con i quali firma alcuni tra i più prestigiosi oggetti degli anni Venti, insieme ad altri grandi nomi: Fernand Léger, Jean Prouvé, Lucio Costa. Perriand produce dai mobili ad oggetti, ad architetture, ad allestimenti di interni famosi. Pare che Le Corbusier appena conosciuta la giovane, abbia detto, ironico: «Qui non si ricamano cuscini». Ma il lavoro di Charlotte testimonia la risposta della grande designer . Le opere ispirate dal lungo soggiorno in estremo oriente negli anni ’40, sottolineano la sua capacità di collegare tradizione e modernità nell’ abitare. Molte forniture firmate Perriand sono ancora in produzione nella serie Cassina I Maestri, tornati di gran moda già da un paio d’ anni.

Nanna Ditzel




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Classe 1923, studia all’Industrial Arts and Crafts College di Copenhagen, laureata nel 1946 alla Royal Danish Academy of fine Arts, sposa il collega Jørgen Ditzel; inizia già da giovane a disegnare mobili, gioielli e tessuti. Propone e attua progetti per piccoli ambienti e teorizza con le sue creazioni un nuovo modo di vivere lo spazio, con mobili realizzati in materiali naturali e, cosa che allora colpisce, senza piedi. Partecipa alle Triennali di Milano degli anni ‘50, contribuendo alla diffusione della cultura scandinava in Italia, allontanandosi dalla scuola funzionalista, che produceva arredi in legno dalle linee squadrate, proponendo invece forme fluide e morbide, ispirate alla natura ma non senza rigore geometrico. Pezzo di Design tra i più conosciuti, la Egg Chair o Poltrona a Uovo sospesa, in midollino, è ancora oggi prodotta con enorme successo da Pierantonio Bonacina, in più versioni. Nominata Gran Dama del Design danese.

Lina Bo Bardi




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Una delle architette italiane più famose del Novecento. Laureata a Roma e poi trasferitasi a Milano, presto vicedirettore di Domus e fondatrice dei Quaderni di Domus e di A-Cultura della Vita. Dopo aver fondato il Movimento Studi Architettura, si trasferisce in Brasile col marito, fondando la rivista Habitat e costruendo la Casa de Vidro, in cui ora c’è la sede della sua fondazione. «Per un architetto, la cosa più importante – scrive infatti – non è costruire bene, ma sapere come vive la maggior parte della gente. L’architetto è un maestro di vita, nel senso modesto di impadronirsi del modo di cucinare i fagioli, di come fare il fornello, di essere obbligato a vedere come funziona il gabinetto, come fare il bagno. Ha il sogno poetico, che è bello, di un’architettura che dia un senso di libertà».

Cini Boeri




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Laureata nel 1951 al Politecnico di Milano, dopo uno stage nello studio di Giò Ponti, inizia una lunga collaborazione con Marco Zanuso e nel 1963 intraprende la propria attività professionale occupandosi di architettura civile e disegno industriale, progettando appartamenti, allestimenti, uffici, negozi. Una versatilità multifunzionale che è un suo segno distintivo, sempre attenta alle nuove esigenze, flessibile nel variare a declinare il modo di abitare. Testimoni i suoi progetti, tra i quali spicca la rivoluzionaria linea Strips che le vale il Compasso d’Oro nel 1978: divano, poltrona, e soprattutto letto che si risistema da solo: il preferito di tanti attori di cinema. Tra i suoi tre figli, uno stimatissimo architetto che ha certo preso l’istinto e la passione di sua madre: Stefano Boeri.

Gae Aulenti




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Architetto di fama internazionale, ormai icona della storia italiana riconosciuta anche all’estero, Gae Aulenti è stata progettista, designer, urbanista, e scenografa. Ha lasciato un segno indelebile in numerose città di tutto il mondo e, nonostate il periodo storico e l’ambiente prevalentemente maschile, non amata da tutti i critici – maschi – è riuscita ad imporsi come una figura a tutto tondo. Dopo la laurea nel 1953 presso il Politecnico di Milano, nei primi anni 80 diventa direttore artistico di Fontana Arte, per cui progetta intramontabili lampade e oggetti d’arredo come la lampada Giova e il Tavolo con Ruote. Il suo progetto di maggior successo a livello mondiale, è stato la trasformazione della stazione ferroviaria di Paris Orsay in Museo di Arte Moderna Musée d’Orsay.

Zaha Hadid




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Tra le donne architetto più famose al mondo, Zaha Hadid: icona della progettazione, parla il linguaggio di piani che comunicano, passando dalla matematica alla scultura, e tramutando i luoghi in nuove opportunità spaziali. Le sue costruzioni impiegano largamente strutture curve, forme dinamiche, leggere, ottenute anche grazie all’utilizzo di materiali non convenzionali, come l’acciaio, la plastica, il vetro. Tra i suoi progetti più importanti : la stazione dei pompieri Vitra, il Forum di Tokyo, il MAXXI di Roma.

Nanda Vigo




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Nata a Milano nel 1936, difficile definirla architetto, o designer, o artista, di certo pioniera. Viaggia e lavora tra Milano e l’Africa orientale, collabora con Giò Ponti e Lucio Fontana. La sua cifra è il conflitto/armonia tra luce e spazio, utilizzato da architetto o da designer, mediante diversi materiali come specchi, plastiche, metalli, neon. Celebre è la lampada Golden Gate, archetipica del Pop design, prodotta da Arredoluce nel 1970. Avveniristica, su uno stelo di metallo di circa due metri di altezza, sviluppa un arco di neon ad incastro in una struttura leggera dello stesso metallo. – I LED da lei utilizzati per questa lampada, allora erano appannaggio solo dalla NASA –

Bethan Laura Wood




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Bethan Laura Wood ha conseguito un master in design di prodotto presso il Royal College of Art, sotto la guida di Jurgen Bey e Martino Gamper. Dopo la laurea nel 2009, Bethan ha fondato uno studio multidisciplinare che si occupa di ricerca sui materiali e collaborazione artigianale, con grande passione per il colore e i dettagli. Bethan ama esplorare le relazioni che creiamo con gli oggetti nella vita quotidiana e capire come essi possano diventare dei viatici culturali. Bethan si è occupata di svariati progetti di residenze. Lavora su base continuativa con artigiani veneziani e vicentini e molti partner internazionali le hanno commissionato la creazione di opere e installazioni.

Nina Yashar




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Nata a Teheran, Nina Yashar si trasferisce nel 1963 a Milano con la famiglia. Studia Storia dell’Arte a Venezia e inizia da giovanissima a collaborare con il padre, grossista di tappeti antichi e moderni. Nina, però, ha un altro gusto. Abbina i tappeti francesi di fine Ottocento con i pezzi di Prouvé e Perriand, i tavoli e le sedie di Gio Ponti e Carlo Mollino, i colori di Sottsass, i disegni di Fornasetti, fino ad arrivare ai totem di Bethan Laura Wood e alle opere di Martino Gamper. Molte le collaborazioni con mercanti d’arte, designer e artisti contemporanei. Curatrice di mostre e cataloghi, organizzatrice, gallerista, è leader indiscussa fra i dealer. Il lavoro di Nina Yashar si può sintetizzare nel concetto di Crossings – titolo di due mostre Nilufar del 1999 e del 2000. Un gioco di scomposizione e ricomposizione come in un caleidoscopio. Un’estetica data da uno sguardo aperto, non curante delle etichette che riesce a unire culture e momenti storici diversi generando nuove visioni nate dall’estro della gallerista.

India Mahdavi




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Architetto e designer, India Mahdavi risiede a Parigi. Nata da genitori anglo-persiani, ha trascorso la sua infanzia tra Massachusetts, New York, Heidelberg, il sud della Francia e Parigi. Il suo stile rispecchia la sua personalità: poliglotta e policroma. Si è laureata in architettura (DPLG – Parigi), design industriale (Copper Union, New York), progettazione grafica (School of Visual Arts, New York) e si è specializzata anche in furniture design  (NYC di Parson), prima di diventare direttore artistico di Christian Liaigre per sette anni. Il suo studio, aperto nel 1999, è noto a livello internazionale per aver firmato diverse tipologie di progetti, che spaziano dall’architettura alla scenografia, alla progettazione di interni, mobili e oggetti di design.

Rossana Orlandi




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Nata a Cassano Magnago, ha studiato presso l’Istituto Marangoni del Design. Allieva anche del Maestro paesaggista Ermanno Casasco. Collabora con i maggiori fashion designer , crea filati per Kenzo, Issey Miyake, Donna Karan, Giorgio Armani, per il quale diviene consulente, poi apre una sua linea di maglieria.  Nel 2002 trasforma un vecchia fabbrica di cravatte a Milano, nello Spazio Rossana Orlandi, con annesso ristorante. Ritiene che il Design deve nascere in galleria e poi il prodotto può essere commercializzato. Magari con mini produzioni. Ammira l’Ikea.

Cristina Celestino




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Designer italiana classe 1980, di Pordenone, è incentrata sull’osservazione e la ricerca, esplorando territori e fusion tra moda, arte e design. Non per nulla collabora col prestigioso marchio di moda Fendi, e al Design Miami 2016 presenta il progetto “The Happy Room”, collezione di arredi – tavoli in marmo, sedie in velluto e tavolini vanità in legno lucido e ottone – pensato per una Vip room in movimento, che porta insieme intarsi,elementi iconici della griffe, palette. I volumi sono semplici, le forme arrotondate, il cromatismo legato al design italiano degli anni 50, lo spazio è volto alla femminilità, coerente al design e allo stile di Cristina.

Patricia Urquiola




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Spagnola di nascita e italiana di adozione, il suo segno inconfondibile è fatto di equilibrio tra rigore e fantasia. Laureata al Politecnico di Milano nel 1989, entra in contatto con Achille Castiglioni e Vico Magistretti. Apre il suo studio a Milano nel 2001. Da allora la parola d’ordine dei suoi lavori sono la bellezza e il comfort, sempre coniugati ad un nuovo concept dell’abitare. Portabandiera di un design colto e contemporaneo, crea una serie di must noti in tutto il mondo, diventando ambasciatrice del design d’autore, numerosi i premi vinti. Tutto attorno a lei la ispira, dagli oggetti ai viaggi. Dal 2015 è art director di Cassina, caratterizzato e specializzato nella produzione di pezzi di design sia contemporaneo, sia di opere di maestri dello scorso secolo o comunque ormai fuori produzione.

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