Sono trascorsi cinque anni da quando Audemars Piguet Contemporary ha commissionato all’artista e compositore giapponese Ryoji Ikeda (1966) la trilogia data-verse, progetto a lungo termine che indaga la relazione tra luce, suono, e percezione fisica dello spazio. Tutto questo è evidente nei suoi lavori installativi allestiti presso le gallerie di tutto il mondo e in contesti come la 58esima Biennale di Venezia, nel 2019. Da sempre la cifra glitch e minimal di Ikeda è caratterizzata dalla sinestesia che s’instaura tra la componente sonora e la sua controparte visiva.
Le sue opere si basano infatti sulla “traduzione” audiovisiva di numeri e dati matematici per creare installazioni immersive che danno forma a nuovi immaginari. Come accade in date-verse 3, terzo (e ultimo) capitolo della trilogia data-verse, che sarà svelato a Londra nello spazio di 180 Studios presso 180 The Strand, hub culturale che all’inizio del 2021 ospiterà la più completa rassegna europea di Ryoji Ikeda. Curata e prodotta da The Vinyl Factory x Fact in sinergia con Audemars Piguet Contemporary l’esposizione – pensata come un labirinto di luci, ombre, suoni, pattern visivi – sarà l’occasione per proporre numerose sue opere, invitando il pubblico a immergersi nell’universo digitale di Ikeda, tra ricerca estetica e precisione matematica. «L’intera mostra si basa molto sull’esperienza fisica, non solo sul contenuto intellettuale», spiega l’artista.
Orchestrando suoni, immagini, fisica e matematica, Ikeda va oltre il concettuale per addentrarsi nell’universo microscopico e macroscopico. Muovendosi al confine tra arte visiva, musica e tecnologia dà forma a possibili interpretazioni del mondo che ci circonda. I suoi progetti si esprimono in performance dal vivo, installazioni audiovisive, libri e CD, fino ai recenti sviluppi della sua ricerca data-driven.
Tra gli altri lavori presenti a Londra ci saranno pietre miliari come point of no return, che crea un’esperienza virtuale disorientante; spectra III, un tunnel di luci stroboscopiche che consente il passaggio di un visitatore alla volta, con il soffitto coperto di tubi luminosi e le pareti che riflettono la luce proposto alla Biennale di Venezia del 2019 che Ikeda ha adattato agli spazi di 180 Studios. O A (continuum), installazione sonora composta da sei emettitori parabolici Meyer SB-1 simili a sculture minimaliste. E una versione site-specific di pattern (2008), un sistema audiovisivo, ottico e stroboscopico in cui una serie di dati (testi, suoni, fotografie, film) sono tradotti in sequenze di codici a barre e pattern binari in sincronia con una partitura sonora ipnotica e ossessiva.
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