A tu per tu con Uberta Zambeletti, fondatrice e proprietaria del concept store Wait and See di Milano e protagonista del secondo appuntamento con #ADMyPrivateRoom: piccole visite digitali per lasciarsi ispirare, o semplicemente per curiosare nelle case di designer, architetti, stilisti, social talent e creativi. Ecco che cosa ci ha raccontato.

Come descriveresti lo stile della tua casa?
«L’appartamento è stato interamente ridisegnato e rifatto con il criterio di renderlo ’navigabile’ in modo tale che chi vive in questa casa possa anche decidere di non incontrarsi mai: sostengo che per una buona convivenza, gli spazi dedicati alla privacy siano salvifici. Il salotto che vedete nel video è il centro dell’appartamento. Dietro a 3 porte scorrevoli, le stanze si sviluppano sui due lati del soggiorno quasi fossero un backstage: il concetto è che si può circolare liberamente senza dover per forza attraversare lo spazio comune. Ogni zona della casa è tagliata a scatole. Per creare questa situazione ci sono in totale 22 porte!».

I pezzi chiave. 
«Un tempo vivevo a Londra con mio marito: comprò all’asta una piccola chiesa Metodista sconsacrata a Battersea, che all’epoca era ancora periferia. Ampi spazi vuoti che da giovani sposi arredammo piano piano con mobili di recupero trovati nei mercatini e dagli antiquari di bassa lega. Negli anni abbiamo poi ereditato quadri e mobili da avi purtroppo scomparsi. La mia casa di Milano è arredata quasi interamente con gli stessi mobili di quel tempo. Amo circondarmi di arredi e oggetti che hanno una storia: ogni pezzo contiene aneddoti e racconti, e sono dunque ‘vivi’ e di calda compagnia».

Ce n’è uno che preferisci su tutti?
«Il mio, che fu il nostro, letto. Era una dormeuse indiana che facemmo allargare per trasformarla in un due piazze».

Che cosa fai in casa in questi giorni di quarantena?
«Ho la fortuna di essere una gran solitaria e di amare stare in casa. In questo momento così complicato lavoro tantissimo nel mio studio, mi concedo qualche momento danzereccio in salotto: è la mia unica forma di sport, e scambio amore virtualmente con amici e parenti. Continuo a ripromettermi di leggere o guardare dei film, ma fino ad ora mi sono dedicata a salvaguardare il futuro di Wait and See: ore interminabili davanti al computer, davanti a fogli Excel e a database, circondata da pezzi di carta con to do lists interminabili!».

E quando vuoi staccare la spina?
«Metto il telefono in modalità aerea, mangio cioccolata, sorseggio un buon vino rosso, ascolto musica  e sistemo liste di informazioni di vario tipo recuperate negli anni: viaggi, estratti di libri sottolineati, foto, file di musica, film da vedere. Lo faccio in ordine alfabetico, mi viene poi più facile ritrovare le cose per consultazioni a tema».

Che cos’è la casa per te?
«Il mio Paradiso totale. Con la P maiuscola».

La tua stanza preferita.
«La stanza da letto: quella in cui chiudo la porta con un sorriso ed un saluto alla giornata e mi perdo nell’oblio e nel silenzio».

Quella dove trascorri più tempo.
«Il mio studio. È la stanza in cui passo più tempo. Il mio lavoro è sempre legato alla ricerca, alla creatività e al rigore organizzativo. Sono un’onnivora di apprendimento e di informazioni ed è in questo spazio sacro, dove nessuno può mettere mano, in cui tutto si crea e tutto si consolida».

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