Toscana Wine Architecture
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Alessia Antinori ph @Holger Thoss

«Produrre vino è già di per sé un’arte», dice Alessia Antinori, che insieme alle sorelle Albiera (Presidente) e Allegra, guida – in qualità di Vice Presidente – l’azienda di famiglia.

Alessia è una grande appassionata d’arte e si occupa personalmente di Antinori Art Project, la piattaforma di interventi di arte contemporanea presenti all’interno della Cantina Antinori nel Chianti Classico, la spettacolare Cantina di Marchesi Antinori aperta nel 2012 a San Casciano Val di Pesa.
Un progetto di mecenatismo unico nel suo genere dove protagonisti sono pittura, scultura, architettura, e naturalmente l’arte di saper trasformare i frutti della terra in grandi vini.

Come nasce Antinori Art Project?
«L’arte è nel dna della nostra famiglia: da 26 generazioni che collezioniamo e commissioniamo opere d’arte. Quando abbiamo deciso di costruire la nuova Cantina nel Chianti Classico, mio padre mi chiese di trovare un modo per esibire le creazioni che avevamo in casa. Opere ottocentesche dei Macchialioli, dipinti che raccontavano di pescatori e nature morte e molti pezzi collezionati nei secoli. La struttura della cantina è estremamente contemporanea, e mi sono detta: “perché non dare continuità al mecenatismo Antinori e ricominciare, dando visibilità agli artisti del nostro tempo?” Così, dall’inaugurazione, è stato avviato uno speciale programma di commissioni annuali, molte delle quali site-specific, rivolto a giovani ma già affermati protagonisti della scena artistica nazionale e internazionale (da Yona Friedman, Rosa Barba e Jean-Baptiste Decavèle a Saraceno)».

Si tratta di residenze per artisti?
«Sì, restano con noi da una settimana a un mese e producono l’opera. Gli diamo dei macrotemi da seguire: dalla natura al tempo, dalla storia agli archivi, passando per la tradizione e l’innovazione. Gli artisti scelgono la zona della Cantina che li affascina di più e poi producono l’opera, innamorandosi subito della nostra realtà. Per loro è un’esperienza molto creativa. Tomás Saraceno nel 2014 ha riportato la natura all’interno della struttura attraverso un giardino fluttuante; nel 2016 lo scultore Jorge Peris ha lavorato con i nostri contenitori per l’olio, realizzando l’opera “Portal del Angel”. Nel 2017 abbiamo commissionato a Stefano Arienti l’installazione site- Altorilievo, progetto nato per essere in dialogo con un capolavoro della storia dell’arte rinascimentale: la lunetta raffigurante La resurrezione di Cristo realizzata agli inizi del XVI secolo da Giovanni Della Robbia (Firenze, 1469 – 1520), su commissione di Nicolò Tommaso Antinori».

C’è stato qualche nome che l’ha colpita in modo particolare?
«Roba Barba è una donna incredibile, il suo è stato un lavoro difficile da capire: si tratta di una lente che prende la luce dall’esterno e la riflette nella nostra Cantina. Con lei è nata una bellissima relazione».

L’ultimo talento ospitato?
«L’americano Sam Falls (classe 1984) che ha viaggiato per il mondo, dalla Finlandia fino a Joshua Tree producendo tele di grandi dimensioni, fotografie super colorate e installazioni. I suoi lavori sono ispirati dalla bellezza e dall’imprevedibilità della natura. Ha lavorato di notte nel vigneto di Vignanello. Noi sorelle abbiamo donato l’opera all’azienda. Forse ne realizzerà una personale per me a Napham Valley».

L’artista preferito in assoluto?
«Colleziono arte contemporanea da tanti anni. Ultimamente mi sto focalizzando sull’arte africana e afroamericana. Mi piace molto l’arte figurativa. Il mio sogno è lavorare con James Turrel e Richard Serra».

Quello su cui investire oggi.
«L’arte africana e afroamericana è quella su cui ci sarà molto più interesse. Conoscere dove l’artista lavora è molto importante, ma purtroppo non sono mai andata in Africa. Appena potrò, sarà il mio primo viaggio».

Un museo che tutti dovremmo visitare almeno una volta nella vita.
«Ho portato i miei figli ai Musei Vaticani e al Palatino di Roma, hanno una collezione d’arte contemporanea molto interessante. E poi c’è il MOMA con la nuova area-building; il Maxxi di Roma con cui collaboro: è un’istituzione contemporanea italiana imperdibile, con gli spazi di Zaha Hadid; interessante anche il Louvre ad Abu Dhabi; la Fondazione Luma ad Arles; la cantina di Frank Gehry in Spagna; il Guggenheim a Bilbao».

Che cosa accomuna il vino e l’arte?
«Per produrre una bottiglia di vino – da quando pianti la vite fino all’imbottigliamento – ci vogliono estro e creatività. È un processo a suo modo artistico, anche se diverso da come lo intendiamo tradizionalmente. C’è del romanticismo nel rapporto dell’uomo con la vite e con la natura. Senza contare tutta l’attività in cantina, dove si prova, si sperimenta, si degusta. In fondo il vino è arte perché è prodotto con estro, curiosità, innovazione e memoria storica».

In vista dell’estate: un percorso enologico da suggerire ai nostri lettori?
«Il giro artistico del Chianti Classico è l’ideale: visitate la nostra Cantina, naturalmente, e il Castello di Ama e fate un piccolo detour vicino a Pistoia, alla Fattoria di Celle: la collezione di Land Art della famiglia Gori è strepitosa»

Progetti futuri?
«Questo è stato un anno molto particolare, è difficile fare progetti. Di una cosa sono certa, però: nel 2021 voglio lavorare con un’artista donna».

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