Oggi entriamo nell’appartamento a Milano di Barbara Ghidoni, architetto e co-fondatrice dello studio Storagemilano. Il suo focus è la moda, ma progetta interni di ogni tipo: dai negozi agli showroom, passando per le case di privati e i ristoranti, fino agli allestimenti di eventi e sfilate.

Come descriveresti lo stile della tua casa?
«La mia casa non ha un vero e proprio stile. È stata arredata d’istinto, senza un pensiero progettuale preciso ma utilizzando arredi vintage e altri disegnati da me. È una casa di transizione, in attesa della definitiva, ma mi ha colpito subito: credo nell’energia dei luoghi, nelle case che trasmettono buone sensazioni. Ho cercato di rispettare la sua storia e i materiali già presenti. Il muro crudo trovato sotto gli innumerevoli strati di carta da parati, ha svelato i segni del passato che mi hanno da subito affascinata e convinta a tenerli in bella vista come matrice decorativa. Lo stesso è successo per i pavimenti, gli stucchi e per le porte, tutti originali di inizio secolo scorso. Nonostante non abbia una palette di colori leggeri, il risultato è comunque estremamente grafico».

Quali sono i pezzi chiave?
«Oltre ai pezzi disegnati da me, il resto arriva dappertutto: mercatini del brocantage di Londra, Parigi e Milano, perfino di Hong Kong. Lo stile appartiene a epoche diverse, in generale partono dagli anni ’30- ’40 del secolo scorso in poi».

Qual è il tuo preferito? 
«Il cabinet grigio antracite metallizzato della sala che in realtà è un mobile bar, parte della collezione  “home colture” by storage. È uno degli arredi unici che presentammo 15 anni fa ad un salone del mobile riutilizzando e customizzando articoli vintage. Siamo andati noi tre soci in falegnameria a dipingere, avvitare e aggiungere dettagli, ripensando ogni singolo elemento ed applicando un’etichetta da sartoria su ognuno di loro. Un lavoro divertente, concettuale e manuale: un bellissimo ricordo che mi seguirà anche nei futuri spostamenti».

Che cosa fai in casa in questi giorni di quarantena?
«Cerco di lavorare e di condividere i progetti con tutto il team dello studio: siamo in 27 e ciò comporta parecchie ore di riunioni virtuali. Il tempo che mi resta cerco di dedicarlo allo yoga online e ad allenamenti  funzionali casalinghi. Sono una grande fan del motto “ mens sana in corpore sano”. E poi leggo, guardo film  e cucino».

Smart working: hai un angolo dedicato?
«No: passo dal salotto alla cucina in base a come si muove la luce o dello spazio che voglio vivere».

Il tuo metodo per staccare la spina.
«Movimento, lettura di temi che non appartengono al mio mondo lavorativo, immersione nella filmografia di Fellini e Visconti».

Che cos’è la casa per te? 
«Il mio lavoro mi porta spesso in viaggio, o semplicemente a vivere poco la dimensione domestica. Rientrare a casa è sempre una sensazione unica, ogni volta. È un rifugio, una rassicurazione e la sensazione che si prova varcando la soglia dovrebbe essere sempre questa. Casa è un luogo tranquillo, protetto ed intimo, ma allo stesso modo accogliente e aperto agli amici e alle persone care. Vivere un luogo bello significa circondarsi di  pezzi – non necessariamente costosi – che ti fanno stare bene. È il riflesso della nostra personalità e come tale va curata».

La tua stanza preferita della casa.
«Vivo ogni ambiente, mi piacciono tutti allo stesso modo».

Quella dove trascorri più tempo (e ti rilassa di più). 
«Forse il salotto, soprattutto in una bella cena condivisa tra amici davanti ad un buon bicchiere di vino rosso. Non vedo l’ora che accada di nuovo, alla fine di questa quarantena».

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